L’affascinante serie di suite che Bach scrisse per violoncello senza accompagnamento del basso continuo, nella prima edizione moderna pubblicata in Francia nel 1828 venne considerata una raccolta di studi. Ma grazie anche alla pionieristica incisione discografica di Pablo Casals che ne evidenziò il valore musicale assoluto, le suite entrarono progressivamente nel repertorio concertistico di molti violoncellisti fino a diventare una sorta di rito di passaggio della loro carriera.
Ne conosciamo decine e decine di interpretazioni, ma Ronan Kernoa ha sperimentato un approccio diverso attraverso sei distinti strumenti, uno per ciascuna suite accentuando così i loro tratti distintivi, e mettendo in risalto attraverso le differenti sfumature e personalità timbriche gli aspetti melodici ritmici e armonici più significativi.
La scelta degli strumenti comprende viole da gamba, soprano e bassa, e violoncelli grandi e piccoli con una particolare cura anche nei confronti degli archetti. Il risultato è molto interessante e arricchisce la letteratura sonora di questo capolavoro di essenzialità.
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