"Ultratronics" di Ryoji Ikeda, Noton (dettaglio di copertina)
La Recensione

"Ultratronics"

di Franco Fabbri

  • discogs.com/Ryoji-Ikeda-Ultratronics
  • 23.2.2023
  • 25 min
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  • Musica

Con la recensione di oggi affrontiamo un genere poco frequentato dalla radio. Non per una questione di gusto musicale, ma per proteggere gli ascoltatori dall’equivoco che nella trasmissione ci sia qualcosa che non funziona.

Il genere della “glitch music” nasce, come molte invenzioni, dal caso. Abbiamo presenti quei suoni distorti e ripetitivi che vengono fuori quando un CD è danneggiato? Ecco, è inevitabile che alle orecchie di qualche musicista sperimentale quei suoni abbiano aperto un nuovo orizzonte di possibilità: e via, allora, ad applicare sulla superficie di un CD sporcizia, muffa, marmellata, dentifricio, per ottenere glitch sempre più complessi. Da lì, poi, si è andati oltre, incorporando nei progetti musicali suoni “rumorosi” di diversa origine, che peraltro erano nella tradizione della musica elettronica fin dalle origini, ma ora con una componente casuale, e con l’emozione che l’intervento umano nella produzione del suono fosse solo uno stimolo iniziale.

Il giapponese Ryoji Ikeda è uno dei pionieri della glitch music, e si è specializzato nella trasformazione in suoni, nella “sonificazione” di giganteschi ammassi di dati, provenienti dalla NASA, dal CERN, dal Progetto Genoma. Quello che ascoltiamo oggi, "Ultratronics", è il suo ultimo album, appena uscito, dove il glitch acquista una sua suadente ballabilità, e una impensabile cantabilità.

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