Nel piccolo borgo di Barbiana, sopra Firenze, quasi tutto è rimasto come negli anni '60. Nei locali della canonica ci sono ancora i tavoli di legno che i ragazzi di Don Lorenzo Milani disponevano a ferro di cavallo per trascorrere lunghe giornate di studio insieme al priore. Appese alle pareti ci sono le mappe che disegnarono per illustrare le varie fasi della Seconda guerra mondiale, la conquista del diritto di voto in Italia, le tappe della decolonizzazione in Africa. E poi la lavagna, le sedie spaiate, la piccola biblioteca con i libri dell’epoca, la foto di Gandhi e il Padre nostro scritto trascritto in cinese, il tecnigrafo e l’astrolabio che i ragazzi costruirono con le loro mani. Infine quella tavoletta di legno inchiodata a una porta con la scritta “I care”, divenuta un invito universale a reagire alle ingiustizie, per continuare a credere che il ruolo dell’insegnante possa davvero cambiare il mondo.
Quest’anno, in occasione del centenario della nascita di Don Milani che cade il 27 maggio, non si contano le iniziative organizzate per celebrarlo e ricordarlo. Ma come accade spesso in questi casi, c’è chi teme che il suo messaggio anticipatore dei tempi possa essere di nuovo equivocato e travisato.
Con Don Andrea Bigalli, membro del comitato del centenario di Don Milani; Guido Carotti, che fu uno dei primi “ragazzi” di Barbiana e l’ex Procuratore Generale di Firenze Beniamino Deidda, che continuò a insegnare ai ragazzi di don Milani dopo la sua morte.
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