LASER
Venerdì 14 settembre 2018 alle 09:00
Replica alle 22:35
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"Laser" propone un ricordo del grande scrittore, poeta e filosofo spentosi ieri all’età di 91 anni. E lo fa con una scelta mirata: quella di una sua lettura di uno dei testi biblici più straordinari e enigmatici. Al microfono del collega Antonio Ria, Guido Ceronetti raccontava nel 2011 il "suo Qohelet", l’ecclesiaste, attraverso la sua esperienza di comprensione e traduzione, di scavo del testo. Una convivenza che è durata una vita, dal 1955, oltre cinquant’anni di «duello conradiano», di confronto instancabile con questo «libro assoluto», come lo definisce: un "tumulto verbale" di "disperata lucidità". Non a caso la sua prefazione all’edizione Adelphi ha per titolo «Tradurre Qohélet/ Quasi un’autobiografia»… Per lo scrittore italiano "Qohélet" non era tanto «un rotolo di vecchia scrittura», quanto «un’escrescenza impetuosa di vita cosmica»; «roccia vulcanica, cristalli, cascata sotterranea, contorto ulivo, luce piovosa». Alle fine, un libro «sovvertente» e che quindi anche oggi, anzi proprio oggi va tirato fuori dalla "sterminata necropoli biblica". Ecco perché, secondo Ceronetti, è importante leggere e rileggere oggi “Qohélet”,"fame di vento, fame di soffio, di respiro, di sollievo, di ossigeno, di energia: un arsenale di medicazioni". E concludeva: "Un testo come questo deve muggire e lacerare come un profeta, "perdere i cardini", per sfuggire all’annientamento, per regalare pace".