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Kenya e turismo sessuale

di Matteo Fraschini Koffi

  • 25 April 2016, 09:00
Kenya e turismo sessuale

Rose Nabala detta "Supa", intervistata da Matteo Fraschini Koffi e che difende le ragazzine dai pedofili italiani.

  • ©Matteo Fraschini Koffi

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Lunedì 25 aprile 2016 alle 09:00
Replica alle 22:35

È il 2006 e Beppe Severgnini, tra le più importanti firme del "Corriere della sera", atterra per la prima volta a Malindi rimanendoci 24 ore. Le sue note pizzate fatte con le comunità italiane di tutto il mondo sono sempre state accolte con entusiasmo. A Malindi, invece, le cose prendono una piega molto diversa. In seguito al suo articolo: “Kenya, la tribù dei fuggiti”, in cui viene menzionato il turismo sessuale, una gran parte dei malindini insorge contro il giornalista. Sulla costa keniota è infatti cresciuta in oltre quattro decenni una particolare comunità di italiani. Nonostante la maggior parte degli abusi in questa regione avvenga tra kenioti, secondo un rapporto Unicef: fino al 2007 gli italiani rappresentavano il 18% dei turisti sessuali, seguiti da tedeschi al 14% e gli svizzeri al 12%. Nel 2009, una lettera confidenziale firmata da un consigliere dell’ambasciata d’Italia a Nairobi elenca alcuni casi di abuso sessuale tra Malindi e la vicina cittadina di Watamu. Gli esempi descritti parlano di connazionali che adescano minorenni fuori dalle scuole, li seviziano nelle ville o nelle capanne, e spesso lo fanno con il consenso dei genitori in cambio di denaro, anno dopo anno. La situazione, infatti, continua a peggiorare, soprattutto a causa dell'impunità promossa dalla corruzione per cui sono note le autorità locali. Tra interviste, documenti, e diverse discussioni con le vittime e i carnefici di tale tragico fenomeno, questo è il risultato di dieci anni di inchiesta.

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