Carri armati sovietici nelle strade di Praga il primo giorno dell'occupazione, il 21 agosto 1968. Il 20 agosto 1968, le truppe dell'URSS, della Polonia, dell'Ungheria, della Bulgaria e della RDT occuparono la Cecoslovacchia. Così la "Primavera di Praga", l'esperimento di una democratizzazione del partito, dello stato e dell'economia, arriva a una fine violenta.
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La Primavera di Praga, un geyser della fantasia

di Matteo Tacconi

  • Keystone
  • 13.8.2018
  • 25 min
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Nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1968 gli eserciti del Patto di Varsavia, guidati dall’Armata Rossa, invasero la Cecoslovacchia e posero fine al sogno del “socialismo dal volto umano” che aveva ispirato la Primavera di Praga, il processo riformista apertosi nel gennaio 1968 con l’avvento al potere, a Praga, di Alexander Dubcek.

Fine della censura, libertà di culto, servizi segreti meno oppressivi, soluzione del conflitto storico tra cechi e slovacchi, libertà di viaggiare all’estero. Dubcek voleva migliorare il socialismo, non demolirlo. Ma non fu capito. Arrivò l’invasione, che bloccò le riforme e dimostrò che il comunismo era semplicemente irriformabile.

Con l’aiuto di Petruska Sustrova e Petr Pithart, intellettuali praghesi che vissero in prima persona il 1968, l’una da studentessa universitaria, l’altro da giornalista, ripercorriamo gli snodi cruciali della Primavera di Praga, del cupo periodo di restaurazione che seguì e del sacrificio di Jan Palach nel gennaio 1969.

Ha collaborato Andreas Pieralli.

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