LASER
Giovedì 29 marzo 2018 alle 09:00
Replica alle 22:35
Nel 1975 la cantante turca di origini africane Esmeray raccontava già, con le sue canzoni, le difficoltà di avere la pelle nera in Turchia. Ma ci sono voluti altri trent’anni, fino ai libri dell’attivista Mustafa Olpak, perché la minoranza degli afro di Turchia acquisisse la consapevolezza della propria storia di schiavi portati dall’Africa nell’Impero ottomano. Ne sono arrivati quasi un milione e mezzo durante durante il lungo XIX secolo, raccontano gli storici Ehud Toledano e Hakan Erdem, ma fino ai giorni nostri la loro storia è rimasta nascosta dal revisionismo storico di una società fortemente nazionalista come quella turca. Ammettere che una tratta degli schiavi simile a quella che ha prodotto la minoranza afro-americana negli Stati Uniti esistesse anche nell’Impero Ottomano, e restituire la dignità a decine di migliaia di discendenti di colore che si sono a lungo interrogati sulle ragioni del colore della propria pelle senza trovare risposta, viene considerato incompatibile con il patriottismo turco. Al punto che l’agenzia di stampa statale ancora oggi descrive i neri di Turchia come “discendenti di lavoratori arrivati in Anatolia”, e non di schiavi. Le voci degli afro-turchi intervistati nel reportage, dal meccanico Şahin Doğunler alla figlia del fondatore del movimento per la consapevolezza afro-turca Zeynep Olpak, sono struggenti testimonianze personali che restituiscono un profilo storico dell’Impero ottomano, della repubblica di Mustafa Kemal Atatürk che voleva unire la popolazione nel nome di un unico nazionalismo turco, e della Turchia contemporanea. Dice la giornalista afro-turca Alev Karakartal, fra le più determinate esponenti del movimento per la coscienza storica degli afro-turchi: “Ricordo ancora il giorno in cui ho scoperto le mie origini. Mia madre mi chiamò e mi disse: ‘Non dire niente a papà, quello che ti sto per dire lo renderebbe triste, è per il tuo bene che non ti vuole raccontare questa storia: la tua famiglia è arrivata qui dal Sudan, non erano musulmani prima, sono stati venduti e portati qui in Turchia come schiavi”. E ancora: “La società turca e lo stato turco non sono interessati a dare visibilità alle minoranze: ad esempio, per molto tempo in questo paese non si parlava dei curdi, non esistevano. Lo stesso per quanto riguarda gli armeni, e con gli afroturchi è la stessa storia. Scrivere o parlare di queste cose non è apprezzato. E invece i curdi ci sono, esistono. Gli armeni li abbiamo uccisi noi e sono stati deportati dalla Turchia. E la schiavitù è come il fascismo.”