"Che gran cosa il Purgatorio!" scriveva Caterina da Genova. E aveva ben ragione la santa a elogiare il Purgatorio, il regno intermedio dell’aldilà dove le anime dei defunti macchiati di peccati veniali più o meno gravi hanno la possibilità di espiare le proprie colpe, per poi accedere comunque, nel giorno del giudizio, in Paradiso.
A differenza di Inferno e Paradiso, però, il Purgatorio non esiste da sempre nella tradizione giudaico-cristiana; anzi, se guardiamo alle Sacre Scritture del Vecchio e del Nuovo Testamento, non troviamo alcun riferimento esplicito a questo luogo, ma solo alcune vaghe allusioni. Lo storico francese Jacques Le Goff, uno dei più grandi medievisti di tutti i tempi, è stato il primo a studiare approfonditamente il problema e a dichiarare che il concetto di Purgatorio si sviluppa e si cristallizza solo nel corso del XII secolo. Grazie alle sue parole, tratte da un’intervista realizzata da Roberto Antonini poco prima della sua scomparsa, e al contributo della professoressa Isabella Gagliardi, docente di Storia medievale presso l’Università di Firenze, ripercorriamo dunque quei decenni, alla ricerca delle ragioni religiose, ma anche storiche e sociali, che contribuirono intorno al 1170 alla nascita del Purgatorio e, poco più di un secolo più tardi, alla creazione delle celebri terzine dantesche con cui questo regno si fisserà nell’immaginario collettivo: "e canterò di quel secondo regno/ dove l’umano spirito di purga/ e di salire al ciel diventa degno".
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