Le brave ragazze vanno in piazza
Laser 20.01.2012, 01:00
”Le brave ragazze vanno in piazza”, servizio radiofonico di Michela Sechi della RSI ReteDue, ha vinto la seconda edizione del Premio Ermiza per le Pari opportunità nei media Radio e TV della Svizzera italiana.
Molti egiziani hanno ammirato il loro esercito per il ruolo “neutrale” assunto durante la rivoluzione del 25 gennaio 2011. Invece di sparare sulla folla, come è avvenuto in Siria o in Libia, i militari egiziani hanno voltato le spalle al dittatore, rendendo possibile il suo arresto. Oggi però, dopo mesi di governo militare, l'immagine dell'esercito egiziano si è incrinata. Le proteste in piazza Tahrir sono state represse con la forza, lasciando sul terreno decine di morti e centinaia di feriti. E non è ancora chiuso il caso del “test di verginità” compiuto dai militari su alcune manifestanti arrestate la scorsa primavera. “Le brave ragazze, le figlie di famiglie per bene, stanno a casa, non vanno in piazza” aveva detto un generale. Forse per questo i militari hanno deciso di controllare in caserma la “virtù” delle manifestanti? A fine dicembre c'è stata una prima sentenza che proibisce in futuro il “test di verginità”. Ma a oggi, nessuna delle donne vittime di questo abuso sessuale ha ottenuto scuse, o risarcimenti, o giustizia. Anzi: sono state loro a subire condanne in tribunale. Rasha Ali, una ragazza di piazza Tahrir, ci racconta quello che ha passato il giorno che i militari l'hanno arrestata. E spiega perché non si vuole arrendere.
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