«Solo un pazzo può stare di fronte a questo mosaico e dire che la nostra fede è senza vita o un credo di morte». E così ci siamo messi alla prova, ad ammirare il mosaico absidale dedicato al Trionfo della Croce nella basilica dedicata a S. Clemente a Roma, a cui fa riferimento lo scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton in un suo scritto degli anni Trenta.
Abbiamo incontrato altri tipi di “pazzi”, quelli mossi dall’amore per la storia di Roma fatta a strati e per il gusto della scoperta incessante, persone di fede e curiosi visitatori, pellegrini venuti da lontano e vicini abitanti del quartiere.
Per ricomporre opposti sentimenti vale allora la pena entrare nella Basilica e immergersi nei diversi livelli da cui è composta: la Basilica attuale risale XII secolo, scendendo sotto si entra nella chiesa paleocristiana del IV secolo, scendendo ancora più in basso si scopre l’area del I secolo con il tempio dedicato al culto di Mitra e, attraverso uno stretto vicolo, un grande edificio pubblico che sovrasta sorgenti d’acqua perdute dell’antica Roma.
Insomma, un complesso archeologico che richiama visitatori di tutto il mondo e che unisce la chiesa cattolica e ortodossa visto che qui nel IX secolo fu sepolto San Cirillo, apostolo degli slavi: i patroni d’Europa Cirillo e Metodio vengono celebrati nella Basilica di San Clemente il 14 febbraio.
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