Il tema del contrasto tra arte e potere inevitabilmente si collega alla figura di Dmitrij Šostakovič. Compositore e pianista sovietico, artista figlio della cultura del XX secolo ed indiscusso protagonista della sua storia, la cui parabola esistenziale si svolge tra il 1906, anno di nascita a San Pietroburgo, e il 1975, anno della scomparsa a Mosca. Ritenuto tra i più importanti compositori di scuola russa ma anche tra i più rilevanti esponenti della musica del Novecento. Ricordato per il suo complicato e controverso rapporto con il governo sovietico: subì due denunce a causa delle sue composizioni (datate 1936 e 1948) e la censura di alcuni dei suoi lavori. Tanto che la sua totale riabilitazione avvenne solamente dopo la morte di Stalin.
A Šostakovič - in occasione dei 50 anni esatti dalla scomparsa - il Teatro alla Scala dedica l’apertura di Stagione con Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk. Opera divenuta un simbolo della censura in campo teatrale e musicale. Il primo di una serie di incontri - dal titolo “Note di storia Musica, intellettuali, censura, dedicati a questo tema” - tenutosi nel Ridotto dei Palchi del Teatro alla Scala, reca il titolo “Da Leningrado a Milano: Šostakovič e Pasternak, la libertà ritrovata”, un dialogo tra David Bidussa, storico delle idee per anni responsabile del patrimonio della Fondazione Feltrinelli, e Fortunato Ortombina, Sovrintendente e Direttore artistico del Teatro alla Scala. In questa occasione abbiamo incontrato David Bidussa…
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