Piero Rattalino è uno dei più grandi esperti di storia del pianismo e del pianoforte, e si è più volte occupato di Martha Argerich, a cominciare dal volume «Da Clementi a Pollini» (1983) e «Pianisti e fortisti» (1990). Ma se nel primo libro il giudizio sulla pianista argentina suona severo, nel secondo troviamo Martha sotto il titolo «Concerto con ponpon», cinque pagine di recensione di una sua esecuzione del Primo di Liszt a Torino, in cui le riconosce immense doti tecniche, ma, insoddisfatto conclude l’articolo con «ho detto più volte che bisogna aspettarla quando, prima o poi, maturerà». Nel 2017 l’editore Ricordi ha stampato una nuova versione aggiornata e ampliata di «Da Clementi a Pollini»: sono trascorsi 34 anni durante i quali nella vita di Martha Argerich è successo di tutto, tra cui un tumore per il quale è stata operata più volte. È questo evento, secondo Rattalino, che ha fatto maturare la pianista. L'articolo si conclude con le seguenti parole: «meraviglioso, portentoso talento pianistico, pari a quello dei maggiori virtuosi, musicalità sorgiva che solo negli ultimi anni ha raggiunto l'autocoscienza, carattere fragile e mancanza del gusto per l’esibizione narcisistica hanno caratterizzato la carriera di Martha Argerich e ne hanno limitato la portata e l’incidenza nella storia del concertismo. Ma, nei suoi must, una artista senza confronti.
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