Mezzo secolo è passato da quando Venezia, città elettiva di Igor Stravinsky, decretò il lutto per la morte del grande compositore. All’indomani della sua morte, avvenuta il 6 aprile a New York, le autorità veneziane si apprestarono a rispettare le volontà del compositore e ricevere le spoglie giunte in laguna qualche giorno dopo per via aerea. La città intera si mosse per rendere omaggio a un musicista che, più di altri, aveva smosso l’anima musicale veneziana. Basti ricordare che nel 1956, Stravinsky riuscì a convincere il cardinale Roncalli, patriarca di Venezia e futuro papa Giovanni XXIII, ad aprire per la prima volta nella storia la Basilica di San Marco alla musica orchestrale in concerto. Fu un grandissimo successo. Roncalli chiese che Piazza San Marco venisse idealmente trasformata in una gigantesca sala e che vi fossero installati degli altoparlanti dai quali tutti potessero ascoltare la musica di Stravinsky. Alla notizia della morte il Comune di Venezia tappezzò la città di manifesti annunciando l’omaggio della Cittadinanza. Una camera ardente fu allestita e vide lo sfilare di migliaia di veneziani e non. Infine – prima della sepoltura sull’isola di San Michele accanto alla tomba dell’amico Djagilev - le esequie, celebrate nella cornice di San Giovanni e Paolo con il rito ortodosso. Venne eseguito il "Requiem" dello stesso Stravinsky e interpretate musiche veneziane che portavano la firma dei celebri Gabrieli. All’organo sedeva "Sandro Dalla Libera", uno dei maggiori organisti italiani di quel momento. Accanto a lui il figlio Francesco Dalla Libera che, al microfono di Giovanni Conti, ripercorrerà quei momenti da testimone privilegiato.
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