«È in piedi davanti al cavalletto, sul colle di Obino: ventotto anni, ciuffo ribelle sulla fronte. Alza lo sguardo al paesaggio, lo avvicina alla tela, intinge il pennello nella tavolozza che tiene con la sinistra. Ha l’occhio d’aquila, non gli sfugge niente dall’alto del poggio. Si chiama Albert Müller».
È l’incipit dei ragazzi di Obino, il primo dei racconti dell’ultimo libro di Alberto Nessi, dal titolo In cerca della luce, storie di artisti venuti in Ticino, edizioni Casagrande. Abbiamo incontrato il poeta e scrittore nella sua casa in Valle di Muggio per parlare della luce che inseguivano quei pittori nordici che si erano rifugiati e trasferiti a sud della Alpi nella prima metà del Novecento.
Ci sono i pittori basilesi del Rot-Blau che stravolgono la dolcezza dei paesaggi del Mendrisiotto, ci sono le vite tragiche di Jean Corty e di Robert Schürch; c’è anche l’esule russa Marianne Werefkin e tanti altri. Tutti consumati da una ricerca artistica che li porta, in alcuni casi, a sacrificare la propria vita, o a vivere ai margini di una società troppo conformista.
Storie di perdita, a volte illuminate dalla luce dell’amicizia, dell’amore e dell’arte.
Per la mostra della settimana vi portiamo a Palazzo Reali di Lugano, che sta per riaprire dopo la chiusura per lavori di ristrutturazione: la sede del Masi nel centro di Lugano propone un percorso sull’autoritratto con opere dalla collezione. La nostra guida attraverso le sale ancora in allestimento è la curatrice, Cristina Sonderegger.
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