Erano passate da poco le quattro del mattino (ora svizzera) del 24 febbraio quando le forze armate russe inviate dal presidente, Vladimir Putin hanno lanciato il loro attacco contro l’Ucraina. Non vogliamo occupare l’Ucraina “ma smilitarizzare il paese con una operazione speciale”, aveva affermato il presidente russo in discorso televisivo, non senza minacciare pesantemente chiunque si fosse messo in mezzo.
Quella che doveva essere una sorta di “guerra lampo” ha però incontrato una forte resistenza da parte degli Ucraini, guidati dal loro presidente Volodymyr Zelensky, ed ha suscitato una reazione compatta del campo occidentale. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha, in ogni caso, segnato uno spartiacque nella storia dell'Europa e, probabilmente, anche oltre. Il bombardamento di quasi tutte le città ucraine ha provocato la fuga, finora, di oltre tre milioni e mezzo di persone.
La NATO ha ritrovato coesione e motivazioni, l’Occidente vuole sganciarsi dalla dipendenza energetica russa, anche a costo di pagarne un prezzo elevato. A prescindere dall'esito del conflitto si sta delineando un nuovo equilibrio/squilibrio tra le potenze ed il mondo di domani potrebbe non essere più lo stesso, anche perché lo spettro nucleare è tornato ad essere evocato da parte russa.
Per fare il punto sulla situazione, con un collage di testimonianze raccolte negli scorsi giorni dall’inviato RSI, Emiliano Bos:
Luciano Bozzo, professore di studi strategici all’Università di Firenze;
Rosalba Castelletti, inviata a Mosca per La Repubblica;
Paola Gaeta, prof.ssa di diritto internazionale al Graduate Institute di Ginevra;
Andrea Nicastro, inviato del Corriere della Sera.
Modem su Rete Uno alle 8.30, in replica su Rete Due alle 18.30. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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