La Rete tram-treno del Luganese - nella stima del 2024 - doveva costare 490 milioni di franchi, ma secondo i calcoli aggiornati, dopo vari adattamenti, supererà i 760 milioni. Il Consiglio di Stato chiede quindi al Parlamento un credito supplementare di 87,39 milioni (la quota in più a carico del Cantone) e un’autorizzazione di spesa di oltre 262 milioni per la realizzazione della prima tappa dell’opera.
Ma pochi giorni dal voto in Gran Consiglio sul finanziamento aggiornato, il progetto rischia l’ennesima battuta d’arresto. A farlo traballare, una fuga di notizie e nuovi dubbi sulle capacità del tram-treno di assorbire i flussi di passeggeri nelle ore di punta. Le Ferrovie Luganesi chiedono nuove verifiche. Le previsioni sarebbero state calcolate male? Il Dipartimento del territorio assicura di no ed è quello che spiegherà alla Commissione della gestione del Gran Consiglio. L’UDC chiede un rinvio del voto e minaccia addirittura il referendum obbligatorio. In molti, intanto, manifestano perplessità per questo inciampo sul filo di lana che mette a ri-schio un’opera considerata di rilevanza cantonale e nella quale la Confederazione si è detta disposta a metterci quasi mezzo mi-liardo di franchi.
Che cosa sta succedendo? Ne discutiamo con
Fiorenzo Dadò, gran consigliere Centro, co-relatore rapporto Commissione gestione
Filippo Lombardi, capo dicastero Sviluppo territoriale Lugano, membro Cda Flp (Ferrovia Lugano - Ponte Tresa), presidente Commissione regionale dei trasporti del Luganese
Carlo Lepori, presidente Cittadini per il territorio del Luganese (ex gran consigliere PS)
Alberto Del Col, direttore RTTL SA
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