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Voci del Grigioni italiano

Cani da pastore a rischio? 

Modifiche nella gestione del lupo

  • 2.2.2024
  • 20 min
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Ad inizio novembre, si è parlato in Svizzera di un vero e proprio cambio di paradigma.
Il Consiglio federale ha introdotto - nel clamore generale - la regolazione preventiva dei branchi di lupi. In sostanza, dal primo dicembre scorso i Cantoni possono - questa almeno l’intenzione - procedere ad abbattimenti preventivi di branchi ritenuti
pericolosi, sempre in ogni caso con l’approvazione della Confederazione. Questo per far fronte - in maniera molto rapida - a una crescita di branchi e singoli esemplari che il Governo definisce esponenziale e che mette evidentemente a repentaglio pecore, capre e animali da reddito più grandi.

Berna prevede una possibile riduzione del 70% dei lupi in Svizzera. D’altra parte, introduce in ogni caso una soglia minima di 12 branchi: vale a dire che al di sotto di questo valore non è più possibile regolare preventivamente interi branchi a livello svizzero. Ticino e Grigioni formano con San Gallo una delle cinque zone di gestione del lupo. A questi tre cantoni è stata assegnata una soglia minima di 3 branchi. Da dicembre in tutta Svizzera sono 32 gli esemplari abbattuti. Questo nonostante un risvolto giudiziario: il Tribunale amministrativo federale ha infatti temporaneamente sospeso i tiri - a causa di alcuni ricorsi - nei Grigioni e in Vallese,
e questo per singoli branchi.

Ci sono poi altre novità, che riguardano stavolta i cani da protezione delle greggi. Qualche giorno fa è stato reso noto che la Confederazione intende interrompere il programma di allevamento. I cani già formati continueranno a essere sostenuti fino alla fine di gennaio dell’anno prossimo. Saranno i Cantoni a dover elaborare programmi, ai quali Berna intende partecipare finanziariamente in un secondo momento. È questo un elemento che suscita reazioni piccate da parte delle associazioni ambientaliste che temono che di fatto significhi

la fine di allevamento e formazione dei cani, o comunque un calo della qualità. Un altro rimprovero è che saranno gli allevatori a doversi assumere gran parte dei costi.

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