Approfondimento

L’Africa e lo sport come occasione di crescita e rinascita

I Mondiali di Kigali ma non solo nelle riflessioni condotte a TS e alla DS

  • Oggi, 11:14
  • Oggi, 11:54
Tadej Pogacar

Un entusiasmo che dovrà spingere il Ruanda a continuare la sua ricostruzione

  • Keystone

Si sono conclusi i primi storici Mondiali di ciclismo su strada africani. Per otto giorni i riflettori globali si sono accesi sul piccolo ma ambizioso Ruanda, evidenziandone le luci e, per un momento, nascondendone le ombre. In fondo, lo sport può fungere anche a questo scopo, tanto più una manifestazione di rilievo come quella organizzata (ottimamente) a Kigali. D’altro canto, eventi di tale portata non possono né devono costituire una splendida ma effimera parentesi nella storia del continente africano, bensì un punto di partenza da cui costruire o ripartire. Di tutto questo si è ampiamente discusso a Tempi Supplementari e alla Domenica Sportiva, a partire evidentemente dalla recentissima manifestazione conclusasi con il trionfo di Tadej Pogacar, a soli 30 anni da un genocidio che sì dovrebbe costituire “solo” una terribile parentesi nella storia del genere umano. Freddie Del Curatolo, giornalista ed esperto di Africa Nera, ha provato a tratteggiare come sia possibile riprendersi da una delle pagine più buie mai scritte: “Il presidente ruandese Paul Kagame è giustamente visto con diffidenza dall’Occidente, data la sua politica estera ampiamente discutibile. Tuttavia, il lavoro svolto nel rilanciare il Paese è incredibile: gli accordi con società sportive di primo piano sono solo alcuni degli interventi vincenti adottati per promuovere il Ruanda a livello planetario. E i Mondiali di ciclismo non sembrano destinati a restare un unicum”

Kagame ha già acquisito le licenze per riportare in Africa un Gran Premio di Formula 1 a 30 anni dall’ultima volta. Sarebbe qualcosa di veramente incredibile

Freddie Del Curatolo, giornalista

D’altro canto, il Ruanda non costituisce un caso isolato. L’Africa ha più volte ospitato grandi manifestazioni sportive - a partire dalla storica Rumble in the jungle del 1974, quando Ali trionfò su Foreman a Kinshasa e l’allora Zaire del dittatore Mobutu fu per una sera al centro del mondo - e anche nel futuro prossimo è destinata a ritagliarsi il proprio spazio (si pensi ai Mondiali di calcio del 2030 organizzati congiuntamente da Marocco, Spagna e Portogallo). La speranza è che eventi di tale portata servano da trampolino per rilanciare Stati in situazioni precarie sotto diversi punti di vista, ricordando che non può esistere ombra senza, da qualche parte, della luce.

58:03

Approfondimento, i grandi eventi sportivi in Africa (La Domenica Sportiva 28.09.2025)

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Il ritorno sui Mondiali in Ruanda (Tempi Supplementari 29.09.2025)

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