di Giacomo Moccetti
Dopo aver vinto quattro ori olimpici uno si immagina un'esistenza felice, ricca di riconoscimenti, se possibile con pochi problemi economici e certamente con tanta celebrità. Per Jesse Owens non fu così. Anzi. La conquista di quattro medaglie d'oro ai Giochi del 1936 a Berlino non ebbe conseguenze positive nella vita dell’afroamericano, che tornato in patria si ritrovò discriminato esattamente come quando era un signor nessuno, tanto da faticare persino a trovare un lavoro. Per sbarcare il lunario Jesse Owens si dovette inventare di tutto, fino a farsi umiliare accettando di sfidare in gara un cavallo. Da campione olimpico a fenomeno da baraccone. Ma c'era da portare il pane in tavola. I successi non diedero la felicità a Jesse Owens, che dovette lottare ogni giorno della sua vita per avere un'esistenza dignitosa, non solo materialmente, ma anche spiritualmente. L'uomo che sconfisse Hitler parla di questa ricerca interiore di felicità. Perché la gloria olimpica dura un attimo, poi c'è la vita vera, la gara più dura di tutte.
Consigliato a chi: ogni giorno corre alla ricerca di se stesso.
Jesse Owens, L'uomo che sconfisse Hitler, Piano B Edizioni 2019, 138 pp.
Libri di sport, L'uomo che sconfisse Hitler (24.04.2020)
RSI Sport 24.04.2020, 11:16