“Il calcio è un linguaggio con i suoi poeti e prosatori”, scriveva Pasolini. E tra le penne che più hanno graffiato la pagina verde in Italia negli ultimi decenni non può che esserci Aurelio De Laurentiis, che di quell’aforisma (pur riferito dall’intellettuale bolognese ai giocatori) sembra averne fatto un mantra. Muovendosi con disinvoltura tra tribune e macchine da presa, film d’autore e cinepanettoni, proteste popolari e scudetti sul campo, il presidente del Napoli ha trasformato in spettacolo ogni cosa su cui ha posto le mani.
Dalla sceneggiatura di un film alle trame di gioco e societarie, l’imprenditore è rimasto fedele a se stesso e a una visione che raramente lo ha portato a sbagliare, nonostante i suoi due principali campi d’azione possano apparire ben distanti l’uno dall’altro, come confessato a Cliché: “Il cinema mi ha insegnato la disciplina che uno deve avere e l’amore per la propria professionalità. La bellezza di quel mondo risiede nella sua assoluta libertà: ti ritrovi in un oceano di idee e sta alla tua creatività individuare quella giusta e comprendere come svilupparla in storia, o per meglio dire in sceneggiatura, l’ingrediente fondamentale di ogni film. Nel calcio, invece, non esiste una sceneggiatura già scritta; impossibile prevedere quanto potrebbe succedere”.
Sono sempre stato un imprenditore vero, senza mai dimenticare “i” e “m” da qualche parte
Aurelio De Laurentiis
E se nel cinema il produttore di origini irpine ha avuto modo di vivere la bottega prima del contatto con le star, il salto nel calcio per sua stessa ammissione è stato indubbiamente più repentino: “Arrivato al mondo del pallone non sapevo nulla. Quando mi parlavano del 4-4-2 credevo fosse un modo di sedersi a tavola. Tutti si mettevano a ridere, ovviamente, ma io da bambino avevo giocato a pallacanestro e maldigerito le nozioni che larga parte del mondo, italiani in primis, si portano nell’anima e nel cuore sin dalla giovane età”.
Dopo due scudetti in una piazza visceralmente passionale come Napoli, risollevata dalle ceneri di un fallimento, De Laurentiis ha per sempre legato il proprio nome ai partenopei. Eppure, questo connubio ha seriamente rischiato di non realizzarsi: “A un certo punto abbandonai l’idea del calcio, anche perché all’epoca stavo finalizzando il montaggio di una pellicola interamente finanziata e prodotta da me: Sky Captain and the World of Tomorrow con Angelina Jolie, Gwineth Paltrow e Jude Law. Mi recai a Capri per riposarmi qualche giorno e lì venni a conoscenza del fallimento del Napoli. Avversato da moglie e figli e senza conoscere alcunché di pallone mi precipitai ad acquistarlo”.
Quando il giudice decretò la mia acquisizione del Napoli gli domandai dove fossero i calciatori, ottenendo come risposta solo un pezzo di carta a sancire l’acquisto. Non c’era niente. Basti pensare che il primo ritiro lo organizzammo a Paestum, dove ci sono gli allevamenti delle bufale, e le divise le acquistammo dal tabaccaio. Passo dopo passo, tuttavia, siamo diventati uno dei club più importanti al mondo
Aurelio De Laurentiis
Un personaggio eccentrico, divisivo ma dalla idee chiare e molto spesso vincenti. Luce della Napoli calcistica, cuore pulsante della città, per quanto il rapporto con una parte della tifoseria abbia vissuto alti e bassi: “Non ho mai sentito i miei sostenitori cinematografici pretendere di più, mentre ai tifosi non basta mai nulla. Tutta gente che di norma gioca al fantacalcio ma poi, del calcio vero, capisce ben poco. In ogni caso, sono amato dalla maggior parte degli 85 milioni di supporter napoletani sparsi nel mondo. A criticarmi è perlopiù chi va allo stadio, di cui un 10-15% rappresentato da ultras, molto spesso fuorilegge”.
I napoletani mi hanno sempre abbracciato. Per definire il mio rapporto con loro rispondo al contrario: tanti anni fa, scendendo dall’aereo a Torino, mi venne incontro una persona con la maglia della Juve, chiedendomi una foto e un autografo. Gli domandai per quale ragione, data la sua fede. La sua risposta? Mi disse che un presidente come me loro non ce l’avevano
Aurelio De Laurentiis
Un uomo che ha lasciato il segno, nel calcio come nel cinema. E per quanto non sia chiaro se rappresenti più un poeta o un prosatore del pallone, in fondo poco importa. La storia, per Napoli e non solo, l’ha di certo scritta.
Aurelio De Laurentiis
RSI Cliché 28.10.2025, 09:00




