Angelo Renzetti, cuore da presidente

Nella Lugano calcistica se si pronuncia la parola “presidente” il primo pensiero non può che andare ad Angelo Renzetti. Per 11 anni l’oggi 71enne ha guidato i bianconeri, portandoli dalla Challenge alla Super League, arrivando fino all’Europa. Con un grande rammarico: la Coppa Svizzera solo sfiorata subito dopo la promozione in A: “Quella finale è il mio più grande rimpianto. Vincere la Coppa da neopromossa, andare in Europa al primo anno con un budget da ridere… È di sicuro la mia più grande delusione”.

Una storia d’amore fatta di sacrifici, economici e non: “Ho preso in mano questa squadra con leggerezza, ma poi mi sono reso conto che non potevo più uscirne”. Ma anche di emozioni non sempre tenute a freno, come dimostrano alcune iconiche interviste a fine partita oppure i rapporti non sempre idilliaci con gli allenatori e i media.

Una passione straripante per un uomo che però non si è mai nascosto davanti alle responsabilità: “Io c’ero sempre, quando c’era bisogno di dare una pacca sulla spalla o di aiutare qualcuno io ero sempre presente. E nessuno dirà che non è stato contento di me, perché sono sempre stato me stesso”. Ogni tanto, va detto, anche esagerando: “Ma finché paga il presidente ha il diritto di fare ciò che vuole. Presiedere vuol dire avere sotto controllo tutta la situazione e per me è così”.

Una lunga chiacchierata tra aneddoti su Zeman, Alioski, Lovric e tanti altri nomi passati durante la sua gestione. Che ogni tifoso del Lugano ricorda con grande piacere, perché di Angelo Renzetti ce n’è e ce ne sarà sempre solo uno.