Dall'inviato in Brasile Severino Piacquadio
Tensione e distensione. Modi diversi di affrontare, di vivere, un Mondiale. Opposti che si toccheranno, per una sera almeno, a Manaus, domani a mezzanotte. Italia e Inghilterra si ispirano, calcisticamente, a modelli gestionali e comportamentali agli antipodi. Gli azzurri sono rinchiusi, fuori dal mondo, a Mangaratiba. Gli inglesi sono in libertà, a contatto col mondo reale, vicino a Ipanema. Sono separate, le due squadre, da un centinaio di chilometri, una nello stato di Rio de Janeiro, l'altra nella città di Rio de Janeiro. Blindati e inavvicinabili gli italiani, disponibili e a contatto con la popolazione locale gli inglesi. A 100km dalla Cidade Maravilhosa quelli di Prandelli, nel cuore della movida carioca quelli di Hodgson.
In Serie A ci sono i ritiri alla vigilia delle partite. In Inghilterra, in situazioni abituali, il meeting point è fissato allo stadio, un paio d'ore prima della partita. E fino a pochi anni fa era usuale vedere i giocatori alimentarsi ai baracchini degli hot dog prima di andare in spogliatoio. Ci ha provato, l'italiano Fabio Capello, a miscelare le due culture calcistiche, nel suo breve periodo sulla panchina della Nazionale inglese tra il 2008 e il 2010. Dettando regole rigide e proibendo il ketchup a tavola. Mission impossible. Ognuno ha le proprie abitudini, e si sa che in quanto a tradizione gli inglesi non scherzano.
Dunque, mentre gli italiani al Mondiale sono tutti casa e chiesa (nel senso di albergo e campo di calcio), gli inglesi (come gli olandesi a Ipanema), vanno in spiaggia tra la gente, ballano e cantano con gli abitanti della favela abbarbicata dietro il loro hotel, fanno i calciatori e nel tempo libero i turisti.
Poi, quando si guarda l'albo d'oro, la percezione cambia. Se Baggio, Baresi e Massaro 20 anni fa a Pasadena avessero fatto centro dal dischetto, oggi l'Italia sarebbe la squadra con più successi al Mondiale. E in ogni caso, negli ultimi 30 anni circa, ha vinto due coppe del Mondo, ha perso una finale ai rigori e si è piazzata terza in un'altra circostanza. L'Inghilterra da quasi mezzo secolo non arriva in finale, e negli ultimi 48 anni ha giocato solo una finalina per il terzo e quarto posto, guarda caso contro l'Italia a Bari nel 1990. Finì con le due squadre unite in mezzo al campo a fare la ola col pubblico.