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Guido Calgari legge e commenta il XXX canto dell'Inferno. Dante e Virgilio sono giunti alla decima e ultima bolgia dell'ottavo cerchio, dimora dei falsari di persona, moneta e parola. Coloro che hanno falsificato la persona devono correre, in preda a smania furiosa, e addentano gli altri compagni di sventura; quelli che hanno falsificato la moneta restano sempre immobili, colpiti dall'idropisia che li deforma, con il ventre ingigantito, di enormi proporzioni rispetto al resto del corpo; quelli, infine, che hanno falsificato la parola sono arsi da febbre così alta, che il loro corpo emana vapore e ripugnante puzzo di unto bruciato. Per ogni tipologia di falsario, i due poeti si imbattono in diverse figure: Gianni Schicchi, Mirra, maestro Adamo, Sinone e la moglie di Putifarre.
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