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Ticinesi raccontano

Tra il 1955 e il 1958 la RSI realizzò il programma radiofonico “Ticinesi raccontano”, raccogliendo oltre settanta testimonianze di vita ticinese. Accanto a figure note del tempo – sportivi, imprenditori, artisti – trovarono spazio anche le voci di uomini e donne comuni: agricoltori, emigranti, abitanti di villaggi discosti. Tutti avevano in comune due elementi: un’età avanzata e una storia significativa da raccontare. Queste interviste offrono una testimonianza preziosa di un mondo che non c’è più, ma che continua a rivivere attraverso le parole dei suoi protagonisti. La serie ripropone una selezione di quelle voci.

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Pin Branca, spingardiere

Pin Branca, macellaio di Vira Gambarogno, vanta 49 patenti di caccia e una vita trascorsa tra polvere nera e pallini sulle acque del lago Maggiore. Nel porticciolo di Vira ormeggia il suo barchino, all’apparenza innocuo, ma equipaggiato con un cannoncino lungo tre metri: la spingarda. In quest’intervista racconta come si svolge la caccia agli uccelli acquatici, fatta di lunghe attese immobili nella nebbia mattutina, inseguimenti silenziosi e improvvise esplosioni. Con energia e passione, il Pin svela i segreti di una pratica riservata a pochissimi in Ticino. “Ticinesi raccontano”, 19.11.1955. Di Vinicio Beretta.

  • 29.09.2025
  • 12:00
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Eligio Conza, il pivello ottantacinquenne

Vispo di gambe e di parola, Eligio Conza ha trascorso tutta la vita a Bellinzona, lavorando come lattoniere alle Officine. Arzillo e un po’ polemico, ha visto vita, morte e miracoli della città. Nell’intervista ricorda i giochi dell’infanzia e un carnevale ormai scomparso, quando ancora si combattevano battaglie d’arance e la satira aveva un ruolo centrale. Per Eligio, però, una passione ha prevalso su tutto il resto: il ballo. Ultimo superstite della “Compagnia del fil de fer”, un allegro gruppo di amici accomunati dall’amore per la danza, rievoca le tante serate passate tra valzer, mazurche e polke. E ancora oggi, superati gli ottant’anni, non rinuncia a mostrare le sue qualità sulla pista. “Ticinesi raccontano”, 03.12.1955. Di Vinicio Beretta.

  • 29.09.2025
  • 11:55
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Carlo Martignoli, una vita per l’agricoltura

Carlo Martignoli, settantacinquenne di Lodrino, ha dedicato la sua vita all’agricoltura. Ai microfoni racconta di come, dopo una breve parentesi a New York — dove la nostalgia dei monti ha presto avuto la meglio —  decise di tornare in Ticino per riunire i terreni di famiglia, frammentati dall’eredità, e ricostituire l’azienda agricola del nonno. In oltre quarant’anni di attività ha visto l’agricoltura trasformarsi: dalla prima falciatrice acquistata nel 1912 alla progressiva meccanizzazione, fino al crescente allontanamento dei giovani dal mondo contadino. 10.12.1955. Di Eros Bellinelli.

  • 29.09.2025
  • 11:50
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Francesco Ferrari, ricordi di guerra

Nato in Scozia da genitori originari di Ludiano, Francesco Ferrari si trovava a Glasgow allo scoppio della Seconda guerra mondiale, quando ricevette l’ordine di mobilitazione. Dopo la battaglia di Dunkerque venne inviato in Medio Oriente come agente di collegamento tra le armate inglesi e francesi. Nell’intervista racconta del lungo viaggio via mare per raggiungere Il Cairo: dieci settimane e ventimila chilometri, circumnavigando l’Africa e sfuggendo ai sottomarini nemici. Trascorse poi due anni ad Aleppo, prima di trasferirsi in Libano. Nell’intervista rievoca vari ricordi legati ai popoli e ai territori incontrati in quel periodo. “Ticinesi raccontano”, 17.12.1955.

  • 29.09.2025
  • 11:45
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Emma Mordasini, ricordi di un tempo perduto

Con una parlata ricca delle sfumature di un dialetto antico, Emma Mordasini rievoca gli intrattenimenti che animavano le lunghe sere d’inverno a Spruga, all’ultima svolta della Val Onsernone, nei primi anni del Novecento. Alla sera dell’Epifania si celebrava la “calca vegia”: un ragazzo, vestito con un pesante abito di raso, girava per le case con una cesta, raccogliendo noci, spagnolette e mele da spartire con tutti. Durante “el scarnava”, invece, in sette, otto giovani ci si vestiva da arlecchini con coperte variopinte, fazzoletti gialli, rossi, verdi, bianchi, e alti copricapi a punta. Accompagnati dalla figura del “dottore”, dalle guide — uomini di fiducia incaricati di proteggere il corteo — e da un suonatore, si partiva. Di località in località, fermandosi nelle stanze riscaldate da stufe e fornelli, gli “arlechit dela Spruga” riempivano la notte con balli, giochi e canti. Era un tempo di festa e gioventù vivace, che svanì all’alba della Grande guerra. “Ticinesi raccontano”, 03.03.1956. Di Pia Pedrazzini.

  • 29.09.2025
  • 11:40
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Tullio Morosini, ricordi al volante

Tra i premiati del 1955 dall’Associazione dei padroni di autocarri per trent’anni di guida esemplare c’è Tullio Morosini, schietto e simpatico autista di Bellinzona. Ricorda ancora il giorno in cui, appena diciannovenne, sostenne l’esame per ottenere la licenza di condurre: da allora non è passato giorno senza che si sia messo al volante, iniziando con i camion “primordiali”, privi persino di tergicristalli e di fari. Dal mazzo dei ricordi sceglie due episodi: il primo, l’arrivo rocambolesco della prima automobile a Castaneda e a Santa Maria, in Val Calanca, accolto come un evento straordinario da una folla stupita e incuriosita. Il secondo, lo schianto contro un muro per salvare la vita a un giovane garzone. “Ticinesi raccontano”, 27.04.1956. Di Vinicio Beretta.

  • 29.09.2025
  • 11:30
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Lauro “Laio” Amadò, una vita per il calcio 

La carriera di Lauro “Laio” Amadò, bomber ticinese degli anni Trenta e Quaranta, autore di oltre 300 reti nei campionati svizzeri con le maglie di Lugano, Servette e Grasshopper, è invidiabile. Dal debutto in Nazionale nel 1935, Amadò ha indossato la maglia rossocrociata in 54 partite, collezionando ricordi indelebili: amicizie, viaggi all’estero e grandi sfide internazionali. Tra queste, l’incontro con la Germania ai Mondiali del 1938 a Parigi e la storica vittoria per 2-1 contro l’Inghilterra nello stesso anno, a Zurigo. “Ticinesi raccontano”, 17.10.1956. Di Vinicio Beretta.

  • 29.09.2025
  • 11:25
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Gino Pedroli, un paese nella macchina

Gino Pedroli, noto fotografo e titolare dello studio Fotografia Elvetica di Mendrisio, racconta la sua passione per l’arte fotografica. Da oltre 45 anni, Pedroli immortala volti, paesaggi, riti e tradizioni del territorio, con particolare attenzione al Mendrisiotto. Attraverso il suo obiettivo ha sempre cercato di cogliere l’essenza dei soggetti ritratti, fissando per le generazioni future scorci di un mondo rimasto a lungo immutato, ma che oggi sta lentamente scomparendo. “Ticinesi raccontano”, 24.11.1956. Di Vinicio Beretta.

  • 29.09.2025
  • 11:20
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Cecilia Riva, decotti e infusi 

La guaritrice e indovina Cecilia Riva ripercorre ai microfoni i ricordi della sua infanzia, raccontando il suo avvicinamento al mondo dei sogni e ai loro simboli, alla Bibbia e alle previsioni del futuro, compresa la pratica di trovare la giusta combinazione del lotto. La simpatica signora condivide la sua visione del mondo che verrà — tutt’altro che rassicurante — e svela alcune ricette a base di erbe raccolte nei boschi, capaci di apportare benefici alla salute e migliorare l’umore. “Ticinesi raccontano”, 15.12.1956. Di Mario Maspoli.

  • 29.09.2025
  • 11:15
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Antonio Pedrazzini, più di venti anni in miniera

Questo episodio è uno dei cinque dedicati alla vita di Antonio Pedrazzini di Locarno, oggi ottantenne. Dopo gli studi alla Scuola industriale di Intra e alcune esperienze lavorative tra Como, Torino e la Val d’Ossola, nel 1903 decise di partire per il Messico. La destinazione: la miniera d’argento di Las Chispas, vicino alla città di Arizpe, dove lo attendeva il cugino Giovanni Pedrazzini. Il suo compito era migliorare la produzione mineraria. Tra la costruzione di tunnel, le rapine dei banditi e degli indiani Yaqui e altre avventure, l’imprenditore racconta sfide, curiosità e dettagli della vita di quella miniera, dove rimase per ben ventidue anni. “Ticinesi raccontano”, 31.01.1957. Di Eros Bellinelli.

  • 29.09.2025
  • 11:10
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Luigi Bazzurri, ricordi di California

Dopo trentasei anni, Luigi Bazzurri fa ritorno a Vico Morcote, il suo paese natale. Partito per la California in cerca di fortuna, rievoca con emozione il giorno della partenza, l’arrivo a San Francisco e i primi lavori svolti che lo condussero, passo dopo passo, alla fondazione del proprio studio di contabilità. Nonostante la distanza, il legame con il Ticino è rimasto forte. In California, insieme ad alcuni amici, ha fondato il Club Ticino, che in breve tempo ha riunito oltre quattrocento membri. In questo incontro, Luigi racconta le sue impressioni al ritorno a Vico Morcote e i cambiamenti che più lo hanno colpito, a cominciare dalla comparsa della televisione nelle bettole del paese. “Ticinesi raccontano”, 16.11.1957. Di Mario Maspoli.

  • 29.09.2025
  • 11:05
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Vittorio Castelnuovo, menestrello valligiano

Vittorio Castelnuovo è uno degli autori di canzoni popolari ticinesi più noti. Non c’è corale o complessino folkloristico che non abbia nel proprio repertorio una delle oltre cento canzoni da lui composte. Tra le più amate, La Verzaschina e l’Addio bella, quest’ultima in particolare apprezzata dai militari. Per tanti anni è stato un vero e proprio menestrello, girando con la sua fisarmonica per tutte le vallate della Svizzera italiana. Oltre alla musica, Castelnuovo si dedica con passione anche alla poesia e alla pittura. E tutto questo lo fa di alla sera, perché durante il giorno lavora come scalpellino in una cava vicino a Biasca: “di sola arte, purtroppo, non si riesce a campare”. “Ticinesi raccontano”, 23.11.1957. Di Vinicio Beretta.

  • 29.09.2025
  • 11:00
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