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Con una parlata ricca delle sfumature di un dialetto antico, Emma Mordasini rievoca gli intrattenimenti che animavano le lunghe sere d’inverno a Spruga, all’ultima svolta della Val Onsernone, nei primi anni del Novecento. Alla sera dell’Epifania si celebrava la “calca vegia”: un ragazzo, vestito con un pesante abito di raso, girava per le case con una cesta, raccogliendo noci, spagnolette e mele da spartire con tutti. Durante “el scarnava”, invece, in sette, otto giovani ci si vestiva da arlecchini con coperte variopinte, fazzoletti gialli, rossi, verdi, bianchi, e alti copricapi a punta. Accompagnati dalla figura del “dottore”, dalle guide — uomini di fiducia incaricati di proteggere il corteo — e da un suonatore, si partiva. Di località in località, fermandosi nelle stanze riscaldate da stufe e fornelli, gli “arlechit dela Spruga” riempivano la notte con balli, giochi e canti. Era un tempo di festa e gioventù vivace, che svanì all’alba della Grande guerra. “Ticinesi raccontano”, 03.03.1956. Di Pia Pedrazzini.
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