Dossier

L'arte in TV con la "Tavolozza" di Aldo Patocchi

Artisti e artigiani, noti e sconosciuti: una Tavolozza in bianco e nero, ma non per questo meno colorata, per parlare di arte in televisione (1961-1963).

  • 27 June 2022, 10:55
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Aldo Patocchi nel 1967

  • Keystone
Di: Luisa Orelli

2 maggio 1961: nasce la Televisione della Svizzera Italiana, una delle televisioni più piccole del mondo, fatta da poche decine di persone, alle quali fin da subito si uniscono alcune figure della vita intellettuale e artistica locale. Tra i nomi illustri, quello di Aldo Patocchi (Basilea 22.07.1907 - Lugano 04.09.1986), xilografo, promotore di una importante rassegna artistica luganese (la Biennale internazionale del Bianco e Nero) cui viene affidata la prima rubrica dedicata all'arte figurativa.

La "Tavolozza" di Patocchi presenta artisti noti e meno noti, è caratterizzata dal piglio vivacissimo dello stesso Patocchi, che si improvvisa intervistatore capace di conversare anche con chi risponde solo per monosillabi o con tutta una serie di artisti-artigiani, cui Patocchi, egli stesso autodidatta, dà per la prima volta voce sullo schermo, muovendosi con disinvoltura e naturalezza da linguaggio "alto" a dialetto.

Aldo Galli (Ponte Capriasca 25.11.1905 – Zurigo 26.02.1979) è figura emblematica dell'artista autodidatta: dopo la morte del padre, avvenuta quando aveva solo tredici anni, fu costretto a lavorare, e la sua formazione si sviluppò per vie traverse, parallelamente al lavoro. In questo incontro con Aldo Patocchi ripercorre le tappe di una vita movimentata: le peregrinazioni in Svizzera, i dieci anni a Parigi, l'arrivo a Zurigo. L'intervista (che inizia attorno al quinto minuto) fa rivivere un profilo di artista originale, vivacissimo: una "forza della natura" secondo la definizione dello stesso Patocchi.

Aldo Galli, una forza della natura

RSI Archivi 14.01.1963, 16:51

Wilhelm Schmid (Remigen 07.02.1892 - Brè 20.11.1971) si trasferisce a Brè da Berlino nel 1937. È costretto a lasciare la Germania, dove aveva preso parte alle avanguardie degli anni 1920, proprio per aver avuto un ruolo importante in quella che il regime nazista considerava "arte degenerata" ("Entartete Kunst"). L'incontro con l'artista argoviese (dopo una lunga introduzione dedicata a una mostra in occasione dei suoi 70 anni allestita ad Aarau) inizia al quattordicesimo minuto e avviene nella casa-museo di Brè, che verrà donata dalla moglie alla Città di Lugano. Schmid non ama l'esercizio e risponde a monosillabi, sempre sorridendo però, lasciando parlare, in suo luogo, Aldo Patocchi.

Nella casa-atelier di Wilhelm Schmid

RSI Archivi 08.04.1963, 16:52

Sergio (Serge) Brignoni (San Simone (Vacallo) 12.10.1903 - Zollikofen 06.01.2002), ripreso all'opera nella sua casa-atelier di Berna, racconta il suo percorso formativo: da Berlino a Parigi, l'incontro con l'"arte negra" (nei musei berlinesi e tramite Picasso e il cubismo), il periodo surrealista, il ritorno dapprima in Ticino, allo scoppio della guerra, quindi a Berna (dove Brignoni aveva già fatto le scuole da bambino, e dove si stabilisce nel 1940), la delusione per una Parigi che non riconosce più. Di particolare interesse il riferimento alle affinità di forma che lo avvicinarono, anche come collezionista, all'arte extraeuropea, di cui costituì nel corso della vita la preziosa collezione poi donata alla Città di Lugano.

Serge Brignoni, artista e collezionista

RSI Archivi 26.04.1963, 16:50

Senza Aldo Patocchi e questa sua "Tavolozza" del 3 giugno 1963 non sapremmo molto probabilmente nulla di Angela Bagutti, artista autodidatta che con pochi mezzi rudimentali (qualche pezzo di carbone tolto dal camino di casa, pochi accenni di colore) dipinge sui muri del solaio opere ispirate a scene di vita di paese, soggetti di ispirazione religiosa, copie da celebri artisti, con esiti che Patocchi definisce "di profondo e pensoso effetto". L'incontro con Angela Bagutti, nella sua casa di Rovio, tra le pareti ricoperte di dipinti, è esemplare di umanità e modestia, e dell'attenzione con la quale il curatore della rubrica guardava alle manifestazioni artistiche meno sofisticate, ma non per questo meno significative.

Angela Bagutti, l'arte in solaio

RSI Archivi 03.06.1963, 16:59

Erminia Fritsche (Zurigo 25.08.1910 - Morcote 26.03.2003), di padre austriaco e madre tedesca, formatasi dapprima alla Kunstgewerbeschule di Zurigo, poi alla Grande Chaumière di Parigi, arriva in Ticino nel 1945. Vivrà a lungo a Bissone, tra le arcate di casa Tencalla, sulle rive del lago, dove è stato registrato questo incontro. Opera definita "austera e severa" da Patocchi, ispirata a Rouault e Sironi, e, tra i classici, a Piero della Francesca, il servizio si conclude con una visita a una mostra personale della Fritsche a Lugano.

Erminia Fritsche, artista austera

RSI Archivi 01.07.1963, 16:53

Remo Rossi (Locarno, 27.09.1909 - Berna 30.12.1982) riceve Aldo Patocchi nel suo studio ai Saleggi di Locarno, nella piccola comunità di atelier da lui creata e animata insieme con altri artisti (Jean Arp, Hans Richter, Italo Valenti). Nell'incontro, che prende via poco prima del settimo minuto, Rossi ripercorre il suo percorso formativo: dall'Accademia di Brera agli anni parigini, dove Rossi apprende da Charles Despiau la centralità, anche per la scultura, della luce, e dove esordisce, appena ventiquattrenne, al Salon d'Automne.

Visita a Remo Rossi

RSI Archivi 03.07.1963, 16:51

Giovanni Marchesi, scalpellino, ma anche scultore in proprio (apprezzato, tra gli altri, da Remo Rossi), vive e lavora a Ligornetto, nella casa natale di Vincenzo Vela. Ed è nella corte di casa, tra le sue opere, che riceve Aldo Patocchi, alle cui domande (rigorosamente in lingua) attorno alle ragioni e alla natura della sua arte risponde, imperturbabile, in dialetto.

Professione scalpellino

RSI Archivi 10.02.1964, 16:50

Ed ecco finalmente Patocchi nelle vesti di artista: a intervistarlo è un altro protagonista della vita culturale dell'epoca, lo storico Giuseppe Martinola, anch'egli chiamato ad animare i primi programmi della Televisione della Svizzera Italiana. In questa puntata di "Meridiana" è lui a porgere il microfono a Patocchi, interrogato però non in qualità di responsabile di museo o di esperto di cose d’arte, ma nelle sue vesti di artista. Patocchi era infatti uno xilografo molto apprezzato (l'intervista è realizzata in occasione di una sua importante retrospettiva a Mendrisio) e offre a Patocchi l'occasione per illustrare la sua tecnica: l'incisione a sgorbia sul duro "legno di testa".

Aldo Patocchi, una retrospettiva

RSI Archivi 23.05.1966, 16:52

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