Un nuovo appassionante viaggio nella storia sta per iniziare: lunedì 20 ottobre, in prima serata, debutta la quarta stagione de ‘La storia infinita’. Quali affascinanti capitoli del passato verranno esplorati? Lo abbiamo chiesto direttamente al giornalista Jonas Marti, ideatore, autore e presentatore del programma, che ci ha svelato i temi della nuova edizione e ci ha raccontato il suo profondo legame con la storia.
Cosa ci aspetta nella nuova stagione?
Compiremo ancora un grande viaggio pieno di scoperte e avventure, partendo come sempre dai luoghi che si trovano appena fuori da casa nostra, ma trovando come sempre dei legami, a volte anche sorprendenti, con la grande storia. Vedremo collegamenti con il resto della Svizzera, ma anche con l’Europa e con il mondo intero.
Quali temi verranno approfonditi?
Si partirà con una puntata dal titolo “Il confine più pazzo del mondo”, vale a dire quello tra la Svizzera italiana e l’Italia. Ci sarà anche un ospite, Davide van de Sfroos, con cui faremo alcune riflessioni. Sarà una puntata a tratti anche ironica, che racconterà piccole storie che in fondo hanno creato e creano tuttora il nostro confine, che non è solo una linea, ma una sorta di terra di mezzo che ha creato la nostra identità.
La seconda puntata tratterà invece il tema del “mestiere delle armi”, concentrandosi sulla storia epica e scomoda dei mercenari, attraverso un viaggio che smonta il mito della neutralità e ci interroga sul presente. Successivamente daremo voce alla “metà di noi”: le donne che hanno cambiato il Ticino e l’intera Svizzera. Spazio anche al “Secolo del cemento” che ha completamente stravolto il nostro territorio. Rivivremo poi le avventure di Giulio Cesare con la conquista dei territori elvetici attraverso un epico viaggio da Roma al cuore della Svizzera e del Ticino, per terminare con una puntata dedicata alle scoperte svizzere che hanno cambiato per sempre la storia del mondo, in cui parlando di Einstein finiremo anche in Giappone…
C’è una puntata a cui sei particolarmente affezionato?
Da appassionato di storia romana, devo ammettere che l’episodio su Giulio Cesare mi ha entusiasmato particolarmente. Siamo riusciti a presentare la sua vita da una prospettiva inedita, in un modo che nessun libro di storia ha mai trattato. Detto questo, ogni puntata ha il suo fascino unico.
Durante la preparazione di questa nuova stagione, c’è stata una scoperta o una prospettiva inedita che ti ha particolarmente colpito?
In realtà, ogni puntata è per me un viaggio di scoperta personale prima ancora che per il pubblico. È una cosa piuttosto banale, ma grazie ad esempio alle ricerche per la puntata sul cemento ho imparato ad osservare ed interpretare meglio lo spazio urbano che ci circonda. Dalle palazzine ai marciapiedi, sono tutte cose che troviamo fuori dalla porta di casa nostra ma sulle quali non ci interroghiamo mai, li diamo per scontati. Eppure, anche loro raccontano il nostro territorio, la nostra storia.
Siamo alla quarta stagione del programma, questo dimostra che il pubblico ama la storia. Confermi?
La storia infinita si è rivelato un vero e proprio ponte intergenerazionale. Spesso mi contattano anche maestri delle elementari e docenti delle scuole medie o licei del Cantone che vogliono trasmettere una puntata in classe, ma anche dalla Svizzera interna perché le puntate sono sottotitolate in tedesco e francese su Play Suisse. Grazie al programma raccontiamo la storia della Svizzera, o meglio, delle Svizzere, perché in fondo ogni luogo ha la sua unicità. Facciamo conoscere le storie degli svizzeri agli svizzeri. Questo è puro servizio pubblico.
Questi riscontri da parte del pubblico non possono che farci estremamente piacere. Vorrei sottolineare che dietro ogni puntata c’è un lavoro complesso e articolato. Il risultato che vediamo sullo schermo è frutto dell’impegno di un team affiatato di professionisti, ciascuno con competenze specifiche. Tra questi, il regista Fabio Pellegrinelli e il direttore della fotografia Giona Pellegrini contribuiscono in modo significativo alla realizzazione del programma.
Perché oggi abbiamo ancora bisogno di raccontare la storia?
Il programma dimostra che c’è sete di storia. Quando si parla di storia forse ci vengono in mente noiose lezioni scolastiche, passate ad imparare date a memoria. In Svizzera italiana poi, per diversi motivi, non abbiamo una grande autoconsapevolezza storica. Tuttavia, quando il pubblico scopre che la grande storia è passata attraverso le nostre terre, che siamo al centro dell’Europa, si genera meraviglia e una nuova consapevolezza. La storia non è solo una sequenza di date ed eventi, ma un intreccio di storie umane realmente accadute. È come una serie TV, ma con il vantaggio di essere vera. La varietà di personaggi, intrighi e colpi di scena non ha nulla da invidiare alle fiction più avvincenti. La sfida sta nel trovare il modo giusto per raccontarla.
In che modo la conoscenza della storia arricchisce la nostra comprensione del presente?
La storia è una chiave di lettura fondamentale per interpretare il mondo che ci circonda. Ci aiuta a capire perché vediamo un certo tipo di architettura aprendo la finestra, o perché parliamo una determinata lingua in un territorio specifico, solo per fare qualche esempio. Ogni aspetto del nostro presente ha radici nel passato, e la storia ci fornisce gli strumenti per decifrare queste connessioni. In questo senso, la storia non è solo un racconto del passato, ma un mezzo per comprendere meglio il nostro presente e, potenzialmente, per orientare il nostro futuro.
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