Lo scorso fine settimana i visitatori della discussa collezione Bührle esposta nella nuova ala della Kunsthaus di Zurigo, aggirandosi tra le tante prestigiose opere esposte, se avessero deciso di consultare le indicazioni sulla loro provenienza attraverso i QR code che le affiancano avrebbero potuto imbattersi in perentorie affermazioni come “Emil Georg Bührle era probabilmente un criminale di guerra”.
Che è successo? "Ho visto cose" lo racconta con la testimonianza del portavoce del museo Björn Quellenberg e di quello del collettivo artistico KKKK che ha hackerato la collezione, Kim Kunz.
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