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Babilonia

Reda Zine

Incontro con il musicista, regista, attivista e mediatore culturale

  • Oggi
  • 48 min
  • Sergio Albertoni e Valerio Corzani
  • Courtesy: Reda Zine
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Il nostro ospite di oggi è un artista italo-marocchino decisamente babilonico, il cui percorso artistico abbraccia tradizione gnawa, afrobeat, cinema e impegno culturale. Tra le strade polverose di Casablanca e i vicoli sonori di Bologna si muove infatti da anni Reda Zine, musicista, regista, attivista e mediatore culturale, un artista che ha fatto del dialogo tra mondi e tradizioni il cuore pulsante della propria ricerca. Nato in Marocco ma cittadino del mondo, Reda cresce immerso nelle sonorità rituali della cultura gnawa, quella musica ipnotica che mescola i ritmi africani con la spiritualità sufi e che per secoli ha rappresentato un ponte invisibile tra Africa subsahariana, Nord Africa e Mediterraneo. Lo strumento che diventa il suo marchio di fabbrica è il guembri, un basso a tre corde rivestito di pelle di capra, capace di produrre un suono profondo, caldo, ancestrale, che guida le cerimonie di trance e i canti delle confraternite gnawa. Trasferitosi in Italia, Reda porta con sé non solo un bagaglio musicale ma anche un’urgenza culturale. A Bologna fonda il Laboratorio Sociale Afrobeat, un collettivo che mescola groove, afro-funk e attivismo sociale. Da lì nasce anche il progetto Voodoo Sound Club, un ensemble che fonde afrobeat, jazz e psichedelia con un sound energetico e militante. Ma il cuore artistico di Reda pulsa soprattutto nel progetto Fawda (in arabo “Caos”), un ensemble dove la tradizione Gnawa incontra la sperimentazione elettronica, il desert blues, il rock psichedelico e la poesia sufi. Reda è anche regista e autore: con il suo documentario “The Long Road to the Hall of Fame”, dedicato al leggendario gruppo Public Enemy, ha raccontato le connessioni profonde tra arte, resistenza e diritti civili.

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