In Svizzera vi sono circa 140 mila persone colpite da demenza e ogni anni si contano oltre 30 mila nuovi casi. Si prevede che per il 2050 le persone affette da questa patologia saranno oltre trecento mila. Numeri che testimoniano di come l’Alzheimer sia la più diffusa delle demenze. È una malattia neurodegenerativa che distrugge le cellule del cervello in modo irreparabile e nonostante i numerosi progressi in ambito della ricerca e in ambito diagnostico, ad oggi non esiste ancora una cura efficace. L’Alzheimer è una malattia complessa, dovuta ad un insieme di fattori che genera pesanti conseguenze economiche, assistenziali e sociali. Ma numerosi sono i passi avanti che si stanno facendo, grazie ai numerosi studi, e alle collaborazione dei ricercatori di tutto il mondo. Le scoperte fatte stanno dando preziose informazioni, che potranno venire utilizzate anche nella sperimentazione di nuovi farmaci. Uno degli studi più recenti appena pubblicato su Nature Genetics, tra le più importanti riviste scientifiche internazionali di genetica umana, è quella realizzata al Centro Alzheimer universitario della città della salute di Torino, coordinata da Innocenzo Rainero, professore ordinario del dipartimento di neuroscienze all’università di Torino e con la collaborazione tra gli altri, di Silvia Boschi, ricercatrice dello stesso dipartimento di neuroscienze, nostri ospiti in questa puntata. La ricerca ha identificato 40 nuovi fattori di rischio genetico per la malattia ed ha confermato il ruolo che svolgono altri fattori, che erano già noti. Una scoperta, che con le molte altre ricerche in corso, permette di guardare in modo nuovo e diverso a questa malattia, e che ci spinge a considerare in modo diverso anche il concetto di vecchiaia.
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