
La guerra dei 'tempi'
Dal tempo astronomico al tempo atomico - di Clara Caverzasio Tanzi
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Fino ad oggi la Terra ha rappresentato un ottimo "orologio" primario, con il suo moto di rotazione e l'alternarsi del giorno e della notte che hanno guidato gli uomini per secoli. Da circa 50 anni, però, la tecnologia ha dimostrato di essere ancora più precisa, perché il moto della Terra non è perfettamente regolare: ogni 16-18 mesi, infatti, l'orologio della Terra scarta di un secondo rispetto alla media dei migliori orologi atomici del mondo, precisi entro un secondo ogni 30 milioni di anni. Un secondo che da anni è al centro di una disputa internazionale e che tra un paio di mesi andrà allo scontro finale. Il 30 giugno prossimo le 70 nazioni che compongono la Commissione Telecomunicazioni, organismo dell’ONU con sede a Ginevra, dovranno prendere una decisione: mantenere o abolire il secondo aggiuntivo. In sostanza scegliere tra il tempo astronomico e quello atomico, (cioè fermare o non fermare per un secondo tutti gli orologi del mondo). Ma perché tanto rumore per un solo 'secondo' quando di fatto ogni anno aggiungiamo e togliamo un'ora - l'ora legale -, e ogni 4 anni introduciamo addirittura un giorno, come in questo anno bisestile? Insomma un ottimo spunto per andare a rivedere in che modo l'uomo nel corso della sua storia ha misurato il tempo e come si è arrivati alle misurazioni attuali, ben lungi dall'essere universali. È quanto faremo nel “Giardino” di domenica 22 aprile con Piero Bianucci, dell'Università di Torino, giornalista e divulgatore scientifico che all'argomento ha dedicato alcuni scritti.
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