Nonostante inquietanti storie di squali famelici siano state raccontate in letteratura da molti scrittori, (che probabilmente non ne avevano mai visto uno!), sembrerebbe che la paura degli esseri umani per gli squali si sia particolarmente diffusa in seguito all’uscita del celebre film di Steven Spielberg “Lo squalo” (era il 1975!!!).
Squali assassini a caccia di umani? Niente di più irrazionale e sbagliato: nel 2016, in tutto il mondo, furono registrati solo dieci attacchi da parte di squali con solo, per fortuna, cinque vittime. Gli appassionati di statistica si sono “divertiti” a calcolare la probabilità di un attacco all’uomo da parte di uno squalo… ed è risultata una su 3,7 milioni!
È vero però il contrario: il peggiore predatore dello squalo è… indovinate? L’essere umano! (Le pinne di squalo, tuttora considerate una prelibatezza, sono vendute a peso d’oro al mercato nero. Ogni anno, 100 milioni di esemplari vengono uccisi o rimangono vittima della pesca accidentale.)
Per fortuna, lo studio di questi splendidi animali e la loro successiva interazione con i subacquei hanno dato giustizia a questi animali, troppo spesso fraintesi e diffamati. Un mondo senza squali avrebbe gravi conseguenze per molti ecosistemi marini così come per le comunità umane e le economie che dipendono da loro. La salvaguardia delle diverse popolazioni di squali è importante perché svolgono un ruolo vitale nel mantenere sano i nostri oceani.
Ne parliamo con Sara Scroglieri, biologa marina e istruttrice subacquea, che attualmente lavora per Miyaru: una ONG, fondata nel gennaio 2023, il cui obiettivo è quello di condurre e sostenere iniziative di ricerca e conservazione interdisciplinari incentrate sulle specie di squali delle Maldive e dell’Oceano Indiano. E ne parliamo anche con Angela Albi, ricercatrice al MPI (Max Planck Institute) e Centre for the Advanced Study of Collective Behaviour.
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