Naufraghi senza volto: una scienza per salvare vivi e morti
di Clara Caverzasio
L’emergenza umanitaria di migranti che attraversano il Mediterraneo ha restituito alle spiagge europee, soprattutto italiane, decine di migliaia di cadaveri; si stima che negli ultimi 5 anni siano morte più di 30'000 persone in mare, oltre la metà dei quali non sono mai stati identificati. Dare un volto, un nome, un’identità ai morti. È questa ad oggi una delle principali missioni di Cristina Cattaneo, professore ordinario di Medicina Legale presso l’Università degli Studi di Milano e direttore del Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense (LABANOF), che nel recentissimo “Naufraghi senza volto” (Raffaello Cortina editore 2019) ha raccontato la sua ultima sfida di medico e antropologo forense: un mestiere particolare, che consiste nel trovare informazioni scientifiche da resti umani antichi o recenti, ai quali spesso occorre restituire l’identità. Un lavoro che ha avuto e ha molte sfaccettature, ponendola di fronte a situazioni molto diverse tra loro: si è infatti occupata di morti ‘celebri’, o perché al centro dell’attenzione mediatica come quello delle “bestie di Satana”, di Stefano Cucchi o di Yara Gambirasio, o perché personaggi magari illustri di secoli passati come Sant’Ambrogio. Le sue ultime sfide riguardano le vittime di femminicidio e di violenza su donne e minori, ma anche e soprattutto quella ecatombe che si è svolta e si svolge ancora sotto i nostri occhi nelle acque del Mediterraneo: perché dare un nome a quei morti non è solo una questione di dignità per le vittime, ma è anche un atto di cura per i vivi che sopravvivono loro.
Un lavoro duro, molto duro da tutti i punti di vista e che lei svolge con una dedizione e con una empatia che colpisce molto: il suo sguardo così intenso, costretto a posarsi quotidianamente su scene orribili, su drammi indicibili, conserva una dolcezza che la rende davvero speciale. Anche grazie a quell’afflato per una scienza, quella forense, che tutela i diritti dei vivi e dei morti. E proprio di questa scienza ci parla nel ”Giardino” di oggi, spiegandoci in cosa consiste e come si svolge esattamente il lavoro di un medico e antropologo forense, e in che misura il suo mestiere può essere uno straordinario strumento di giustizia.