L’orso è un animale iconico che simboleggia il legame tra cielo e terra e che incarna aspetti positivi, come il coraggio, la gentilezza, una grande volontà e forza. E rappresenta anche, nell’interpretazione umana, qualità negative come la malvagità, la ferocia e la bramosia. È un mammifero dall’indole schiva e solitaria, che anche nel nostro immaginario collettivo ha assunto valenze misteriose e che da sempre ha suscitato nell’uomo un desiderio di ridurlo in schiavitù’, di ucciderlo o di rinchiuderlo in gabbia, per poterlo ammirare.
L’orso bruno è un plantigrado, e questo è solo uno degli aspetti che lo accomuna all’uomo, e tra i mammiferi e grandi predatori lo si ritrova in America del Nord, in Asia e in Europa. In Svizzera è estinto dagli inizi del Novecento ed oggi fa apparizioni saltuari, provenendo da altre nazioni dell’arco alpino, in particolare dall’Italia e dal Trentino. È in Svizzera una specie protetta, soggetto però all’applicazione, in caso di comportamenti definiti anomali o pericolosi, a possibili abbattimenti. Oggi, se la sua sopravvivenza dopo la sua reintroduzione in Europa non è a rischio, appare a rischio e in pericolo, la sua modalità di esistenza, con gli ecosistemi a lui adatti sempre più ridotti, con una crescente antropizzazione e con un livello di tollerabilità sociale legate alle sue caratteristiche di animale selvatico, che sta diminuendo, E con scelte a livello politico spesso incerte e titubanti. Tanto oggi, da rendere difficile la coesistenza tra umani ed orsi. Ne parliamo con il Professor Luigi Boitani, biologo, zoologo, tra i massimi esperti di orsi e lupi in Italia, Joanna Schoenenberger, capo progetto Orso del Wwf Svizzera e Claudio Groff, responsabile del settore grandi Carnivori per il Servizio Forestale della Provincia di Trento.