Watson, il supercomputer che parla…anche italiano

di Clara Caverzasio

È ‘figlio’ di Deep Blue, il calcolatore che giocava a scacchi, ma è decisamente più evoluto: Watson, il super-computer Ibm che comprende il linguaggio umano (anche un po’ di italiano) è in grado di cogliere sottigliezze linguistiche e sfumature a livello di comunicazione. Una dote che nel 2011 gli ha permesso di sbaragliare i concorrenti di Jeopardy, popolarissimo quiz tv di cultura generale in onda negli Stati Uniti.
Insomma, super ma diverso: Watson va oltre il classico concetto di “calcolatore” per approdare a una dimensione di macchina che “pensa” e “impara” dalle infinite possibili applicazioni: dalla gestione dei Big Data all’analisi dei rischi finanziari. La prossima frontiera è la medicina: l’analisi di dati complessi permetterà di arrivare a diagnosi e valutazioni estremamente accurate, incrociando informazioni diverse per arrivare, ad esempio, al dosaggio ideale di un farmaco bilanciando in maniera ottimale efficacia ed effetti collaterali.
Il supercomputer è di casa anche nella sede IBM di Zurigo, presso il dipartimento di Scienze computazionali dove si cerca innanzitutto di risolvere alcuni tra i problemi più complessi legati alla scienza dei materiali, e si studia come applicare le metodologie di ricerca legate al calcolo in parallelo ad altri campi del sapere. Col supercalcolo si realizzano celle fotovoltaiche e pile dieci volte migliori delle attuali, e si progettano diagnosi precoci dell'osteoporosi e aerei a basso consumo di carburante. A dirigere il dipartimento è Alessandro Curioni, che sabato 12 aprile sarà ospite del Giardino di Albert.

 
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