"La Violetera" di Gianni Coscia, Tuk Music (dettaglio di copertina)
La Recensione

“La Violetera” di Gianni Coscia

Un’autobiografia in musica

  • Oggi
  • 15 min
  • Paolo Prato
  • tukmusic.com
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Ci sono biografie che è impossibile racchiudere in quindici minuti, come vuole il formato del programma. Per fortuna, a volte, ci vengono in soccorso gli artisti, che sfornano un’autobiografia d.o.c. bell’e pronta. Ma a sfogliare – meglio, ad ascoltare – quella appena pubblicata da Gianni Coscia col titolo La Violetera (Tuk Music), ci si accorge subito che nemmeno gli artisti riescono a condensare una vita ricca di incontri, fascinazioni e riconoscimenti.

Le 20 tracce dell’album coprono un arco di oltre settant’anni, da una composizione dedicata a Stan Kenton, primo amore, al Monk di Round About Midnight, scoperto in anni più recenti. Gianni Coscia è il nume tutelare della fisarmonica jazz, il cui carisma ha sedotto colleghi più giovani come Richard Galliano e Antonello Salis, ma la sua carriera è punteggiata da collaborazioni che includono Luciano Berio, Fabrizio De André e anzitutto Gorni Kramer, primo ad aver allargato il repertorio e l’approccio dello strumento al jazz. Dallo stesso Kramer il musicista alessandrino è stato definito “figlio spirituale” fino a diventare cittadino onorario di Rivarolo Mantovano, suo paese natale.

Coscia appartiene a quella generazione che ha prodotto artisti eccentrici e inquieti a cui il posto fisso stava stretto. Tuttavia, negli anni Cinquanta sarebbe stato impensabile lasciarlo per seguire la propria vocazione. Così, come un suo quasi concittadino di nome Paolo Conte, esercitò a lungo la professione di avvocato, in banca, fino alla Vice Direzione Generale, uscendo allo scoperto solo nel 1985, data del suo primo album da leader. Da allora è stato un crescendo di dischi, concerti, collaborazioni, interventi a convegni e rievocazioni (in omaggio al suo vecchio amico Umberto Eco, ad esempio) all’insegna del piacere, del sottinteso, del capovolgimento delle gerarchie. Tutto questo lo si ritrova in un album dove il fisarmonicista racconta col suo strumento la sua vita in musica, ripescando temi associati a momenti e figure centrali all’insegna di quell’atteggiamento agli antipodi della boria, che in piemontese è reso bene dall’espressione “gavte la nata” (non darti delle arie) e che rimanda all’essenza dello humour secondo Herman Hesse: “vivere nel mondo come se non fosse il mondo”.

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