Il nome decisamente esotico di Nusrat Fateh Ali Khan non dice granché a chi non ha condiviso le stagioni entusiasmanti e insieme controverse che negli ultimi quindici anni del secolo scorso hanno conosciuto il dilagante fenomeno della cosiddetta World Music. Fenomeno che, nel sistema di mercato, si è in seguito assestato nella sua nicchia, ma che comunque ha impresso una svolta decisiva alla storia della popular music e non solo.
Questo grande, grandissimo interprete, noto a tutti semplicemente come Nusrat, stella indiscussa del qawwali, il canto devozionale del sufismo pakistano, è stato un protagonista assoluto di quella svolta che in una manciata d’anni ha fatto conoscere al mondo ricco, il lussureggiante universo musicale del mondo povero. Un universo in larghissima parte ignoto ai più, rivelatosi un settore trainante del mercato musicale e discografico di quegli anni.
Nusrat, scomparso a soli 48 anni nel 1997, è stato una delle punte di diamante dell’etichetta Real World, guidata da Peter Gabriel, il cui motto era “bring the world to the world”. Per Real World è uscito di recente Chain of Light, un album contenente registrazioni inedite di Nusrat del 1990. Non aggiungono nulla di nuovo alla sua figura, ma sono un’occasione per riascoltare un artista che, nonostante si sia prestato alle disinvolte ibridazioni di Peter Gabriel & C, sembra non aver perduto nulla del prestigio e dell’autorità in quanto maestro indiscusso della tradizione musicale e religiosa del qawwali.
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