“Musica e parole”

Il riconoscimento della canzone d’autore come l’eccellenza della tradizione italiana è ormai acquisito da mezzo secolo. Da quando, cioè, si formò una critica – militante, impegnata – che poneva la musica al centro di un progetto culturale e politico. I cantautori ne erano la punta più avanzata e piccoli editori come Savelli, Arcana, Mazzotta o Lato Side si fecero una reputazione presso il “movimento” dando alle stampe libri (cini) a firma di futuri protagonisti della vita pubblica (Gianni Borgna, Luigi Manconi, Sandro Portelli) con l’apporto di giornalisti e intellettuali (Nadia Fusini, Tullio De Mauro). Col tempo la critica si fece più organizzata, acquisendo strumenti di analisi da più discipline, in sintonia con l’affermarsi dei popular music studies. Abbiamo così apprezzato le sintesi epocali di Gianfranco Baldazzi & co. (è loro la prima storia dei cantautori, datata 1990), Paolo Jachia, Stefano La Via, Felice Liperi, Jacopo Tomatis e altri ancora. Paolo Talanca, in Musica e parole. Breve storia della canzone d’autore in Italia (Carocci), aggiorna un canone consolidato – già approfondito dallo stesso in un precedente lavoro – includendovi tutte (ma proprio tutte) le figure che hanno contribuito a farlo crescere negli ultimi decenni. Il libro offre dunque un utile sguardo sulla tradizione più originale della nostra canzone, che affonda le sue radici nella Napoli di fine secolo ma decolla solo negli anni Cinquanta per esplodere fra i Sessanta e i Settanta (“il periodo del NOI”) e irrompere nel pop il decennio successivo (“il periodo dell’IO”). Talanca prosegue poi il racconto – punteggiato da riflessioni e in costante dialogo con la società, il mercato e il music business – proponendo interessanti letture dei tempi più vicini – dai “nuovissimi” dall’approccio minimalista alle commistioni con la trap - e per questo di più difficile storicizzazione.