“Tea for the Tillerman 2” è il rifacimento “d’autore” dell’album omonimo di Cat Stevens, uscito cinquant’anni fa: si può dire, un “classico” della popular music, e un disco fondamentale per l’affermazione nel mondo anglofono (e oltre) dei singer-songwriters, i cantautori, al termine di un decennio nel quale avevano dominato i gruppi. Questi remakes, spesso, sono dovuti al tentativo di riappropriarsi dei diritti di vecchi lavori discografici, ma non è questo il caso di Yusuf – come Cat Stevens si fa chiamare dal 1978 – nonostante che il cantautore abbia chiamato ad assisterlo lo stesso produttore e lo stesso chitarrista di allora (Paul Samwell-Smith e Alun Davies). Lontano da qualsiasi manifestazione di narcisismo, l’album è un omaggio soprattutto ai vecchi fan, e ai nuovi ascoltatori che scopriranno canzoni bellissime delle quali sembrava persa la ricetta. In alcuni casi gli arrangiamenti sono quasi identici, solo con un sound più profondo dovuto alle tecniche attuali di registrazione; in altri casi ci sono guizzi imprevedibili, che dobbiamo alla pratica ininterrotta di Yusuf/Cat Stevens di rieseguire il proprio repertorio dal vivo. Magnifico.
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