Lo stile di Carlos Santana è così caratteristico e inconfondibile che attorno alla sua chitarra si può mettere qualunque cosa, e ne resterà assorbita. C’è stata un’epoca, abbastanza lunga, in cui quello stile e quella chitarra sembravano legati ineluttabilmente a Woodstock e alla sorpresa che aveva costituito (più dimezzo secolo fa) quella miscela di elettricità, ritmi latini, virtuosismo. Poi Santana è tornato in auge, con un’attitudine da capo-orchestra che sa coinvolgere i cantanti e gli strumentisti disponibili. Per Blessings and Miracles (un titolo che mette in chiaro un sentimento pacificamente religioso) ce ne sono a iosa: da Chick Corea a Steve Winwood (protagonista di una sorprendente versione “latina” di Whiter Shade of Pale: una canzone che solo Winwood avrebbe potuto cantare senza far rimpiangere Gary Brooker e i Procol Harum). E poi Corey Glover, cantante dell’indimenticato gruppo di heavy metal africano-americano, i Living Colour. E ancora rapper, cantanti country, cantautori e cantautrici. Ma non è un guazzabuglio di generi e stili, all’insegna di un neocrociano appello alla “musica senza aggettivi”: anzi, il piacere dell’ascolto di Blessings and Miracles sta proprio nel cogliere le relazioni fra personalità e stili diversi, mentre il suono e le diteggiature della chitarra di Carlos Santana danno una forma alla complessità sociale e musicale della popular music.
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