La musica e l'amore sembrano avere parecchie cose in comune. Ma sicuramente, in comune hanno anche un nemico: la routine, l'abitudine. L'industria musicale, più o meno fiorente, più o meno raffinata, ci ha abituati a un trantran di eccellenze o presunte tali. Il mercato esige il brand, cioè le star. È così che si riempiono le sale e si vendono le novità. Ma tutto ciò, su larga scala, è nemico dell'emozione profonda, di quel sentimento di unicità, di prodigioso che solo molto raramente si manifesta. I capolavori, i momenti indimenticabili ci sono, ma in un mondo di perfezioni patinate, di compilation 24h su 24, sono aghi nel pagliaio. È più facile incontrarli altrove, in luoghi più riservati, meno chiassosi. Ascoltando, ad esempio, certi giovani ancora vergini di business, ma così pieni di talento e di passione ancora incontaminati. Ascoltando ad esempio i ragazzi del formidabile Quartetto Werther, impegnati in pagine di Johannes Brahms, Richard Strauss e Robert Schumann, pochi giorni prima della loro partenza per Pinerolo, dove giusto domani, dopo cinque anni di intervallo forzato, si apre la fase finale dell'International Chamber Music Competition che vede impegnate 27 formazioni cameristiche da tutto il mondo.