Come scrive l'autore, tanta musica di Šostakovič è «fra le più intense, aspre e strazianti scritte nel Ventesimo secolo». Dunque non sembrerebbe davvero la più indicata a sollevare lo spirito, ovvero, come scriveva Johannes Tinctoris nel XV secolo, «tristitiam depellere», «egrotos sanare», ecc. Eppure è proprio questo ciò che Stephen Johnson ha trovato nella musica del compositore russo, anche la più cupa e disperata: una vera e propria ancora di salvezza per fronteggiare e superare il dramma del suo disturbo bipolare. Attingendo alle neuroscienze e alla sua esperienza personale, Johnson rilegge la "sua" musica di Šostakovič, in cerca forse della pietra filosofale, di quel mistero, ancor oggi in gran parte insoluto, che è la catarsi aristotelica.
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