"Touch" dei Tortoise, International Anthem (dettagio di copertina)
La Recensione

Tortoise, “Touch”

Una tartaruga sulla strada aperta da Miles Davis e dalla “musica cosmica”

  • Oggi
  • 15 min
  • Franco Fabbri
  • intlanthem.com
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I Tortoise (si pronuncia “tordis”, e vuol dire “tartaruga di terra”) sono un gruppo nato a Chicago nel 1990. A partire dal 1994 hanno pubblicato otto album: l’ultimo, Touch, esce ora a nove anni di distanza da quello precedente. I critici musicali sono concordi nell’attribuire loro un’influenza determinante sullo sviluppo del genere del post-rock (qualunque cosa sia), e molti accreditano un’origine eclettica che combina krautrock, minimalismo e jazz. Basterebbe e avanzerebbe per dedicare interamente queste righe alla superficialità dell’uso che certi critici fanno delle etichette di genere: “krautrock” è il solito attributo etnocentrico che troppi statunitensi usano disinvoltamente per riferirsi a prodotti culturali europei (come “spaghetti western” o “spaghetti rock”) che ritengono in origine “cosa loro”; l’uso di “minimalismo” per riferirsi a una musica genericamente ripetitiva è proprio di chi non sappia (minimamente…) che cosa sia il minimalismo; “jazz” è un riferimento così ampio da perdere qualsiasi utilità definitoria. Ma sì, certo jazz c’entra, in particolare quello degli album di Miles Davis a cavallo fra anni Sessanta e Settanta, nei quali la registrazione e la post-produzione (a cura di Teo Macero) contribuivano in modo decisivo alla micro- e alla macrostruttura dei brani, introducendo riff e altre strutture ripetitive che non erano state suonate, ma montate su nastro; e c’entra anche quella che in italiano si è sempre chiamata “musica cosmica tedesca”, basata su suoni sintetici e sequenziatori. Quanto al post-rock, l’etichetta presenta tutti i limiti dei post-qualcosa (viene in mente uno slogan di qualche anno fa: “sarò una post-femminista quando vivrò in una società post-patriarcale”), dove il “post” significa contemporaneamente collegamento e separazione. Un gruppo musicale che suona in metri additivi intricati, ma che non si vuole paragonare ai “vecchi dinosauri” del progressive rock, è ottimo per fondare una corrente post. La verità è che i componenti del gruppo, professionisti e con esperienze in gruppi sperimentali come Gastr del Sol (considerati esponenti del math-rock, una forma epigonale del progressive), furono pionieri fin dall’inizio degli anni Novanta della registrazione su hard disk, una tecnica che consentiva loro di governare la complessità delle sovraincisioni, dei montaggi, delle stratificazioni di materiali. Cosa che hanno continuato a fare fino a quest’ultimo album, servendosi naturalmente delle tecnologie attuali, anche se non sono più un gruppo di appassionati che convivono a Chicago, ma sono dispersi in zone lontane degli Stati Uniti e si scambiano file in rete. Va detto, però, che i Tortoise non sono quel tipo di nerd che mette insieme musica sulla tastiera di un laptop, ma sono molto apprezzati per come suonano dal vivo, il che rende raccomandabile la loro prossima tournée europea, che toccherà in gennaio anche Svizzera e Italia.  

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