Una matita ed un foglio di carta su cui scrivere possono spaventare un regime. Che nega l'accesso a questi due semplici strumenti a chi ha parere contrario. Alaa Abd el-Fattah, la principale delle voci dissidenti dell'Egitto contemporaneo, è recluso da anni nelle prigioni governative del Cairo per la militanza in favore dei diritti civili. La sua storia intreccia totalmente tanto gli anni dell'opposizione precedente ai fatti di piazza Tahrir del 2011, quanto quello che accadde durante quei momenti, fino ad arrivare al giorno d'oggi. La primavera araba egiziana che attraverso l'attivismo digitale nelle reti sociali giunse poi a concretizzare sé stessa nelle strade e nelle piazze, vede Alaa sempre protagonista con i suoi scritti, da cui emerge il profilo di un'intellettuale capace di parlare anche oltre confine, mentre cita Gramsci e Mandela tra i suoi riferimenti. Quanto da lui realizzato tra il 2011 ed il 2020, è oggi racchiuso nel libro intitolato "Non Siete Stati Ancora Sconfitti" pubblicato di recente dalla casa editrice hopefulmonster. Ne parlano la sorella e mediattivista Sanaa Seif scarcerata di recente, la giornalista esperta di mondo arabo e cofondatrice di Lettera 22 Paola Caridi, i docenti universitari Monica Ruocco e Gennaro Gervasio, il presidente di Amnesty International Italia Emanuele Russo.
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