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Incontro con V. S. Naipaul: perfezione e imperfezione

di Antonio Ria

(Keystone)

Incontro con V. S. Naipaul: perfezione e imperfezione

Laser 28.02.2013, 01:00





Incontrare Naipaul è accostarsi a una epifania straordinaria e contraddittoria, perché di fronte alla sua fragilità fisica (si muove ormai con stampelle e sedia a rotelle) si rimane abbagliati dalla vitalità di uno tra i maggiori scrittori viventi, dal suo humour e soprattutto dalla profondità delle sue idee, corroborate da una lucidità eccezionale. Nato nel 1932 in un piccolo villaggio dell’isola caraibica di Trinidad da genitori indiani, Naipaul è ormai naturalizzato britannico: incarna in sé le tre culture – caraibica, indiana ed occidentale. Autore di oltre venti opere di narrativa e di critica (fra le ultime “ Semi magici” e “ I mimi”), egli riesce a farci scoprire questa ricchezza culturale attraverso una rara sapienza narrativa, come dichiara la motivazione del Premio Nobel per la letteratura, assegnatogli nel 2001: «per aver unito una descrizione percettiva ad un esame accurato incorruttibile, costringendoci a vedere la presenza di storie soppresse». L’occasione dell’incontro con Naipaul è stata l’ultima edizione della Milanesiana, che era dedicata al rapporto fra perfezione e imperfezione, o, meglio, all’arte dell’imperfezione. Da qui inizia il colloquio con Antonio Ria. Ma Naipaul non ama le astrazioni: preferisce entrare concretamente nella storia dell’idea di perfezione, dall’epoca classica all’incrocio con la religione, fino alle multiformi vesti con cui oggi si manifesta nella prassi della scrittura. E in questa analisi multiculturale egli inserisce la ricchezza che deriva dalla cultura indiana e accosta l’idea del “ dharma” alle concezioni di Balzac e di Proust. Facendoci scoprire la cultura indiana, Naipaul non solo non dimentica la cultura occidentale, ma riesce mirabilmente a farle dialogare fra loro.

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