L’altra Libia
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Libia, l’impunità

con Claudio Maggiolini, di Emanuele Valenti

  • Keystone
  • 25.10.2021
  • 25 min
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"Chi ha rapito e ucciso i miei compagni è ancora in giro, libero. Non vogliamo una nuova guerra, ma la rabbia è tanta, c'è bisogno di giustizia”.

Fathi parla sulle macerie della sua casa, a Tarhouna, poco meno di cento chilometri a sud di Tripoli. Dopo aver combattuto contro Gheddafi Fathi si è ribellato anche a un clan locale, la famiglia Kanie, che ha governato Tarhouna fino a un anno fa, imponendo un vero e proprio regime di terrore.

Nella Libia di oggi parole come quelle di Fathi si sentono sempre più spesso. La gente ha ancora paura, ma inizia a trovare il coraggio di parlare, denunciare, raccontare le ripetute violazioni dei diritti umani degli ultimi dieci anni.

Le denunce hanno quasi sempre un punto in comune: i responsabili non hanno mai dovuto rispondere delle loro azioni. Il vuoto di potere provocato dalla caduta del regime nel 2011 ha significato anche la totale assenza di un sistema giudiziario, mentre la grande quantità di armi in circolazione ha fatto sì che i criminali siano ancora molto più potenti di chi dovrebbe applicare la legge.

"Dobbiamo essere sinceri – ci ha raccontato un magistrato libico – per ora quello che possiamo fare è registrare e archiviare le denunce, nulla di più". Alcuni invocano l'intervento della giustizia internazionale. "Farebbe capire ai criminali che non sono intoccabili", ci ha spiegato un avvocato che lavora proprio sui diritti umani.

Come succede spesso in situazioni di conflitto o post-conflitto, l'impunità rischia di diventare il principale ostacolo alla pace e alla riconciliazione.

In questo radio documentario vittime di violazioni dei diritti umani e operatori di giustizia descrivono alla perfezione la sfida, difficilissima, che si trova di fronte il paese nel tentativo di voltare pagina.

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