Laser

Per Edmond Jabès

Il silenzio della parola - di Antonio Ria

Edmond Jabès (Wikipedia)

Per Edmond Jabès - Il silenzio della parola





«Bisogna imparare a scrivere con parole inzuppate di silenzio…». È uno dei lasciti più significativi e originali di Edmond Jabès, importante poeta-filosofo egiziano di lingua francese, che questo Laser ricorda nel centenario della nascita appena trascorso. La frase è tratta da “Uno straniero con, sotto il braccio, un libro di piccolo formato”, uno dei suoi testi più stimolanti, pubblicato dalle edizioni SE nella traduzione e cura di Alberto Folin. Il recente centenario ha offerto l’occasione – attraverso convegni e pubblicazioni – per approfondire la sua intensa scrittura poetica intorno ai grandi temi della contemporaneità. Come sottolineano in trasmissione i filosofi Pier Aldo Rovatti, che affronta il tema dello straniero e il silenzio della parola, e Vincenzo Vitiello, che si sofferma in particolare proprio su come la parola possa “attraversare il silenzio”. Scrive Jabès: «L’altrove si può raggiungere solo col silenzio… Penetrare nel silenzio, come in una cattedrale… Far tacere il silenzio». Il silenzio, insomma, come modo di essere della parola, quasi una “dimensione” dello scrivere. Ma “attraversare il silenzio” comprende anche il movimento della parola contro la retorica della stessa scrittura filosofica, poetica e narrativa: un “racconto” come scavo nella parola, come «erranza stessa di questa parola». Una poesia che – nella dialettica fra parola e silenzio – prende forma di interrogazione sul deserto di senso che attraversa la nostra epoca; ma anche sul dolore, sulla fraternità dei viventi, sul volto dello straniero. Così, l’opera di Edmond Jabès – ben oltre la ricorrenza centenaria – continua a stimolare urgenti interrogazioni e resta una delle scritture più straordinarie della letteratura e del pensiero contemporanei.

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