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Polonia

di Filippo Rossi

  • 20.11.2020
  • 29 min
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Dal 2018, la comunità Lgbt polacca è sotto costante attacco da parte della classe politica, specialmente dopo l’ascesa al potere del partito Diritto e Giustizia (PiS), che ha deciso di strumentalizzare la battaglia contro la crescente richiesta di legalizzare i matrimoni dello stesso sesso, condizionando l’opinione pubblica. Una battaglia politica sostenuta anche dalla frangia più conservatrice chiesa cattolica e da gruppi estremisti, che dice di voler combattere contro “l’ideologia Lgbt”, importata dall’occidente e che avrebbe, fra i molti scopi, anche quello di imporre una forma promiscua di educazione sessuale per i bambini.

La crescente visibilità degli Lgbt, insieme a una campagna diffamatoria a livello politico per guadagnare voti da parte del presidente Duda e del suo alleato PiS, ha quindi dato sfogo a dichiarazioni omofobe in molti comuni, un centinaio, che hanno approvato dichiarazioni discriminatorie nei loro confronti. Documenti che non hanno un vero valore normativo ma permettono alle comunità che le hanno approvato di usarle per discriminare una parte della popolazione. Filippo Rossi è andato nel cuore della Polonia per capire come mai un terzo del paese ha introdotto tali documenti, addossandosi la nomea di “Zone libere dall’ideologia Lgbt”, cercando di spiegare le ragioni di chi le sostiene e chi, invece le combatte.

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