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L’ultima grande fatica di David Graeber, scomparso prematuramente nel 2020, è stato il massiccio volume scritto con l’archeologo David Wengrow intitolato “L’alba di tutto. Una nuova storia dell’umanità”, apparso postumo e pubblicato in italiano da Rizzoli. Si tratta di una summa del pensiero di questo antropologo, accademico e attivista anarchico, nel quale la Preistoria viene passata al pettine fine della critica per restituirci una visione rivoluzionaria dell’alba dell’umanità. Mettendo in fila le più recenti scoperte archeologiche, Graeber e Wengrow ci restituiscono l’immagine di una fase della storia umana aperta alla sperimentazione sociale e mettono in dubbio dalle fondamenta le nostre idee attorno alla nascita delle ineguaglianze e della forma Stato. Miti che nascerebbero con l’illuminismo e che i due autori provano a scardinare. Con quale successo e quale autorevolezza? Ce lo chiederemo insieme ai nostri due ospiti a “Moby Dick”, il dibattito di Rete Due, sabato 24 settembre: si tratta di Piero Vereni, antropologo, professore associato all’Università di Roma Tor Vergata, che ha curato tra l’altro l’edizione per Raffaello Cortina Editore del volume di David Graeber e Marshall Sahlins “Il potere dei re. Tra cosmologia e politica”; e Matteo Aria, antropologo, professore associato all’Università di Roma “La Sapienza”, autore di “I Doni di Mauss. Percorsi di antropologia economica” per l’editrice Cisu e conoscitore dell’opera di David Graeber.
Nella seconda parte del nostro Moby Dick, curato questa settimana da Mattia Pelli, continueremo a parlare di Preistoria, e in particolare di nascita del pensiero astratto, con un’intervista a Silvia Ferrara, professoressa ordinaria di "Civiltà egee" all’Università di Bologna, che ha recentemente pubblicato per Feltrinelli il volume “Il salto. Segni, figure, parole: viaggio all'origine dell'immaginazione”.
Prima emissione 24 settembre 2022
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