Mentre in gran parte d’Europa il sostegno alla cultura resta confinato a bandi e finanziamenti a progetto, l’Irlanda ha scelto una strada radicalmente diversa: un reddito di base garantito per gli artisti. Il programma, lanciato nel 2022 come sperimentazione triennale, prevede un contributo mensile di circa 325 euro a settimana per oltre duemila creativi, tra musicisti, scrittori, attori, pittori e performer.
L’obiettivo è semplice ma rivoluzionario: permettere agli artisti di vivere del proprio lavoro, senza essere costretti a precarietà o impieghi secondari. Il governo di Dublino considera la cultura un bene pubblico essenziale, da sostenere al pari della ricerca scientifica o dell’innovazione tecnologica.
In Europa, però, la misura è guardata con curiosità più che con imitazione. Francia e Germania restano legate a sistemi di sussidio più tradizionali, mentre in altri paesi la discussione sul reddito di base per gli artisti resta ai margini del dibattito politico.
Eppure, i primi risultati irlandesi parlano chiaro: maggior stabilità economica, più tempo dedicato alla creazione, meno stress e migliori condizioni mentali tra i beneficiari. Forse è il momento che il resto d’Europa smetta di osservare e inizi a sperimentare — riconoscendo finalmente che sostenere gli artisti non è un lusso, ma un investimento nella vitalità culturale e sociale del continente. Ne parliamo con il musicista e produttore discografico Antonello Boezio e con il giornalista e critico musicale Alceste Ayroldi.
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